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Bene, Riccò trovato positivo. La ...

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Tutti prendono le distanze da lui, ora. Per tutti, valga il suo team manager Gianetti, che esprime la profonda delusione dell'uomo perbene caduto dalle nuvole al cospetto del figlio ladro. Gianetti, che era un mediocre corridore che di colpo, grazie all'Epo, diventò un iradiddìo, permettendosi anche di vincere in 7 giorni Amstel e Liegi. Ora fa il santo, e questo è l'ambiente, purtroppo. Un ambiente di iene, pronte a pugnalare alle spalle il prossimo, mascherandosi dietro il paravento della (finta) lotta per un ciclismo pulito. Riccò è stato trovato positivo e pagherà, d'accordo. Ma ripensiamolo, questo problema del doping. Un doping che è diffuso in maniera sistemica e che non si combatte in questa maniera; forse non si può proprio combattere, malgrado le chimere che i dirigenti sportivi amano palesare. Altro che doping-free (lo slogan esibito sul braccialetto trendy da Cunego); lo sport è doping-oriented, semmai, e lo è sin dai tempi della Grecia Antica, è bene ricordarlo nell'anno in cui la gente esulterà con gli «eroi» delle Olimpiadi. Saranno veri eroi? Una cosa è certa: ai lettori di questo giornale non sono mai state date in pasto favolette buone per i bambini e per gli ingenui. Perché ci piace trattare i nostri lettori come meritano: come persone adulte.Ma.G.

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