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Giovanni Esposito Nicola ...

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La sua passione per lo sport è palese, traspare a pelle al apri del rispetto per le regole che professa nella sua attività professionale. Chiedergli delle anticipazioni sulla composizione della squadra azzurra per Pechino è come invitarlo a trasgredire un patto di ferro. Professor Selvaggi, quando si sapranno i nomi degli atleti che parteciperanno ai Giochi Olimpici? «Il 20 luglio, al temine dei campionati italiani individuali assoluti in programma a Cagliari sarà possibile avere il quadro completo della squadra di atletica. Abbiamo le idee chiare su gran parte della spedizione perché le regole erano abbastanza chiare: minimo A nel 2007 e conferma almeno del minimo B nel 2008. I criteri utilizzati sono gli stessi dei mondiali di Osaka 2007. In Giappone non abbiamo schierato atleti non efficienti e lo stesso vorremmo fare in Cina. Ecco perché in alcuni casi servono delle verifiche dell'ultim'ora. E gli assoluti potrebbero darci quelle risposte che cerchiamo». Grazie alle staffette potremmo arrivare anche ad una squadra di cinquanta atleti? «Arrivare a cinquanta sarebbe un grande risultato. Effettivamente le due staffetta veloci hanno meritato sul campo la convocazione mentre per le due staffette del miglio c'è maggiore incertezza. Il regolamento prevede la qualificazione automatica per le prime 16 nazioni la mondo. Attualmente occupiamo proprio i fanalini di coda e non abbiamo in programma delle gare. Questo significa che se qualcuno ci supera all'ultimo momento siamo fuori dai Giochi, nel vero senso della parola. Per il resto pattuglia è molto agguerrita, fatta di belle speranze e di qualche certezza importante». A chi si riferisce? «E' chiaro che le nostre punte sono le medaglie di Osaka. Andrew Howe è un giovane tenace, capace di impressionare per la sua carica agonistica. Sono convinto che riuscirà a colmare il gap dovuto all'infortunio. Il suo carattere è unico ed in pedana dà il meglio di se stesso. Poi c'è Antonietta Di Martino che ha mostrato segnali di vitalità anche recentemente. Non mi stupirei se tornasse a valicare l'asticella dalle parti di 2.03. Il problema è che non so quanto sia sufficiente una misura del genere per salire sul podio. Ma se dovessi puntare su un atleta, non nascondo che lo farei su Alex Schwazer. Il marciatore mi ha impressionato per la mole di lavoro che è riuscito a macinare nell'ultimo periodo. La sua rabbia per il bronzo nella 50 km di marcia ai mondiali giapponesi è indice di grande personalità». In generale a cosa punta la squadra azzurra? «Puntiamo a piazzare quanto più gente possibile in finale: sarebbe un indice di competitività abbastanza rilevante. L'impresa non è facile, non dimentichiamoci che troveremo tutto il mondo a competere nella nostra disciplina. I segnali positivi ci sono: Clarissa Claretti e Silvia Salis hanno superato ancora una volta i 70 metri nel martello, Campioli Talotti e Bettinelli valicano ormai con disinvoltura l'asticella posta a 2.30 nell'alto, Chiara Rosa ed Assunta Legnante nel peso femminile possono ben figurare, al pari della Rigaudo nella marcia. Non dimentichiamoci della Genovese e di Baldini nella maratona: con quel clima può davvero succedere di tutto. E noi attendiamo gradite sorprese».

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