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Giancarlo Baccini Domenica ...

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Come sapete, infatti, in vetta alla classifica ci sono tre piloti a pari punti (Massa, Hamilton e Raikkonen) e un quarto (Kubica) è distaccato di due sole lunghezze. Si tratta di un equilibrio inedito nell'era della F1 ipertecnologica, che ci aveva abituati a supremazie di macchina difficilmente ribaltabili dai piloti o, comunque, ad alternanze dettate quasi esclusivamente dalle capacità di sviluppo tecnico dei team. E, purtroppo, si tratta di un equilibrio al ribasso, perché l'ammucchiata è stata in buona parte provocata dalla mancanza di continuità dei quattro piloti in lizza per il titolo e dall'incapacità di tutti gli altri di sfruttare le loro lacune e i loro sbagli. Nessuno è privo di magagne. A parte le frescacce minori commesse a ripetizione, due dei tre capofila hanno ben tre «0» a testa nel proprio ruolino di marcia. Massa ha fatto un macello in Australia; si è imperdonabilmente girato in Bahrein quando era secondo e inattaccabile; e domenica, in Inghilterra, ha ballato il valzer sull'asfalto viscido di Silverstone (5 testa-coda!). Hamilton ha fatto, se possibile, assai di peggio: ha tamponato Alonso in Bahrein e Raikkonen in Canada; in Francia ne ha combinate di tutti i colori. Anche Raikkonen ha toppato tre volte, con due «0» e un misero «1», però se l'ottavo posto dell'Australia e il nono di Montecarlo possono essere addebitati interamente a lui altrettanto non può dirsi per l'episodio del semaforo a Montréal, quando la colpa fu tutta di Hamilton. Aggiungiamoci la vittoria sfumata a Magny Cours in favore di Massa per uno scarico rotto, ed ecco che il campione del mondo finlandese diventa l'unico del terzetto di vertice a poter recriminare qualcosa: senza quei due episodi sfortunati sarebbe abbastanza comodamente da solo al comando. In quanto a Kubica, che guida una macchina inferiore a quelle dei suoi rivali, è stato quasi sempre bravo a cogliere le occasioni che gli si sono presentate, ma ha comunque commesso errori pesanti sia in Bahrein, quando ha sprecato una pole ciccando la partenza, sia domenica scorsa, scivolando fuori pista. Nonostante la Ferrari abbia un discreto margine nella relativa classifica, anche fra i costruttori c'è equilibrio al ribasso. Maranello ha molto da rimproverare ai suoi piloti, certo. Ma anche a se stessa, vista la cattiva gestione di alcune gare da parte del muretto dei box. Le colpe ferrariste sono probabilmente più gravi di quelle di McLaren e Bmw, perché il ripetersi degli errori ha vanificato una superiorità tecnica che sino a Silverstone era stata per certi versi schiacciante. La Bmw è affidabile ma poco prestazionale, mentre la McLaren ha avuto il torto di non essere riuscita a sviluppare la macchina per lunghi mesi, sebbene adesso paia aver trovato le armi - alettone anteriore e antispin - per tenere testa alle F2008. Il Mondiale ricomincia dunque fra dieci giorni in Germania all'insegna dell'equilibrio e tutto lascia credere che lo vincerà non chi sarà più bravo ma chi riuscirà a diminuire la percentuale di quelle che Montezemolo chiama «fesserie». Se però non sappiamo ancora chi vincerà lo scudetto siamo già certi su chi andrà in Serie B: è la Renault di Flavio Briatore, passata nel giro di un anno e mezzo dal paradiso della doppietta iridata Piloti-Costruttori al settimo posto in classifica. Se la F1 fosse calcio, Briatore sarebbe stato esonerato da tempo.

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