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«Vi porto in Champions»

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«Sono felicissimo - dice attraverso il telefono del fratello Sergio che nell'occasione si presta a fare l'interprete - mi cercavano anche altre squadre ma ho scelto l'Italia perchè volevo giocare in un campionato competitivo. Volevo la Lazio, sono soddisfatto». Prime impressioni? «Sono contentissimo, nonostante le vacanze mi sto già allenando duramente, non voglio farmi trovare impreparato». Aspettative? «Voglio fare un grande campionato. Sogno di giocare la Champions League con la Lazio, spero di dare un contributo importante con i miei gol». Ha regalato all'Argentina il Mondiale under 20. «É stata una gioia indescrivibile, ma appartiene al passato. Ogni atleta non deve mai guardare indietro, penso già al Mondiale 2010. Spero di andare in Sudafrica, sarebbe il coronamento di un sogno». Ci parli dell'esperienza in Qatar. «Ho avuto un approccio tranquillo, dopo appena una settimana sono partito per andare a giocare il Mondiale. Quando sono ritornato a Doha, l'entusiasmo dei primi giorni era svanito lasciando spazio ad altre impressioni. É un mondo troppo diverso, troppo lontano rispetto al nostro. La vita lì è differente». Sabato per la prima volta arriverà in Italia. «In realtà sono già stato nel vostro paese: avevo 2 anni, ero con la mia famiglia per seguire Sergio che all'epoca giocava nell'Ancona. Ma ero troppo piccolo, non ho ricordi». L'idolo da bambino? «Può sembrare scontato, ma ogni niño argentino che gioca a calcio ha un solo idolo: Maradona». Chi è il miglior calciatore del mondo? «Mi piace moltissimo Cristiano Ronaldo: un mix di talento, concretezza e forza fisica». Il derby con la Roma? «So che è una partita molto sentita: voglio vincere "el classico" e regalare ai nostri tifosi una grande gioia». Molti laziali non la conoscono. «Sono un giocatore tecnico, che ha confidenza con il pallone e che cerca di sfruttare la rapidità. Sono ambidestro, mi piace partire da lontano, dribblare, e soprattutto far gol». Il podio dei suoi gol? «Per importanza dico quello realizzato nella finale del Mondiale Under 20 che ha regalato il titolo all'Argentina contro la Repubblica Ceca. Come bellezza scelgo quello segnato contro il Newell's in Copa Libertadores nel 2007 e quello al Belgrano, in precampionato». I gol sono tutti uguali? «Un gol vale un gol, ma ci sono reti che ti regalano maggior soddisfazione, come quelle realizzate dopo un bel dribbling». Cosa resta dei sei mesi al Birmingham? «É stata una buona esperienza. Del resto, dopo il Qatar anche l'Inghilterra sembrava casa mia...». Qual è stato l'allenatore più importante che ha avuto? «Tutto quello che ho imparato me lo hanno insegnato al Vélez: quando sono arrivato avevo 8 anni. Tutti i tecnici con cui ho lavorato lì sono stati importanti, a partire da Pekerman. Il Velez per me è più di un club, è una famiglia. Sono legato al ct dell'Under 20 Hugo Tocalli, con lui ho fatto un ulteriore salto di qualità».

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