La storia alza bandiera bianca di ...
Ci hanno provato, con il consueto spirito indomito, troppo netta la differenza di valori tecnici perchè la finale di Vienna potesse produrre un esito diverso, perfino ingeneroso verso gli spagnoli il minimo scarto. Ha deciso la partita Fernando Torres, un'azione di forza, ma il migliore è stato l'incredibile Andres Iniesta, lui sì che sa fare di tutto e di più. Aveva ricordato, l'avvio tedesco, quello della finale mondiale del 2002 contro il Brasile, allora un tempo invano dominato, stavolta mezz'ora di promesse, grande aggressività che però non ha indotto la giovane Spagna alla frenesia, forse qualche lancio lungo più del solito, il tempo di ritrovare la sincronia di movimenti e di passaggi. Dubbi per un mani in area di Capdevila, l'involontarietà ci sta tutta. Non limpidissime le reciproche spintarelle tra l'ingenuo Lahm e il possente Torres, bravo a beffare l'uscita non impeccabile di Lehmann per l'uno a zero, ma in precedenza il palo aveva salvato la Germania sulla zuccata della punta spagnola. Apprezzabile la reazione tedesca, però poco produttiva, terribili i contropiedi corali delle furie rosse, ispirati da un grandissimo Iniesta, rifinitore assiduo. Cambi tattici nella ripresa, ispirati da entrambe le parti, la solita Germania mai disposta alla resa, ma non un reale pericolo per Casillas, micidiali i contrattacchi spagnoli , non cambia più nulla. Bravo Rosetti, anche nelle decisioni al limite, forse risparmiato un giallo a Villa, comunque altro livello rispetto allo sfacelo di Gonella a Buenos Aires, nel lontano 1978.