La sostanza è questa. Roberto ...
Non c'è da sorprendersi perché il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, si è comportato come Cellino, Spinelli o Zamparini, i presidenti di club che si sono specializzati nel cambio dell'allenatore. Perché mai ai vari livelli il nostro calcio dovrebbe offrire modelli diversi? Lo conferma la serenità con la quale una delle più brutte pagine della nostra storia calcistica è stata accolta dalla critica che, senza arrivare all'applauso, ha accettato questo discutibile capitolo come se si trattasse dell'unica soluzione possibile. Scrivo questo senza negare che nelle quattro partite giocate in questo europeo, la nostra squadra ha offerto prestazioni tutte al di sotto della sufficienza. Non c'è bisogno di scomodare la statistica e sottolineare come non abbiamo segnato un gol su azione, che siamo andati nei quarti di finale con il minor numero di punti e con il peggior quoziente reti tra le otto qualificate. Qui a Wimbledon in sala stampa sono circondato dai colleghi spagnoli che non mi hanno risparmiato le critiche sulla qualità (meglio sulla mancanza di qualità) del gioco della nostra squadra. Del resto, proprio qui due anni fa avevano dovuto subire le nostre scene di entusiasmo dopo i rigori di Berlino. Quella finale si disputò proprio il giorno della finale di Wimbledon, che il loro Nadal aveva appena perduto contro Federer. La verità è che Donadoni non ha mai avuto la completa fiducia dei nostri dirigenti come le vicende che avevano accompagnato la telenovela del contratto avevano chiaramente dimostrato. E' quindi possibile che il nostro calcio potesse esprimere un tecnico ed una squadra migliori ma a mio avviso non è accettabile che un incarico del genere sia assegnato ma soprattutto revocato solo in base al risultato di una partita come purtroppo avviene nella maggior parte dei nostri club, dalla serie A alla C 2.