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Donadoni: "Non mi dimetto". E Lippi già studia per il Mondiale

Donadoni

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Ma non basterà: il cittì sarà «liquidato» nei prossimi giorni con 600 mila euro. Pronto Lippi e il suo staff: tra loro ci sarà Peruzzi che tornerà in nazionale. Ma questo è il futuro, prima c'è da chiudere un ciclo durato due anni e il tecnico racconta un risveglio amaro dopo una notte insonne trascorsa a ripensare a una partita maledetta, a un epilogo prevedibile per quanto fatto vedere dalla squadra in quattro gare. Donadoni, il suo bilancio dell'Europeo? «Abbiamo cercato di fare il massimo delle nostre possibilità. Dopo aver passato il turno nel girone di ferro, è arrivata la sconfitta ai quarti di finale ai rigori contro la Spagna. Purtroppo sono molto sfortunato da giocatore e da allenatore con questa formula». È dispiaciuto? «C'è amarezza per un gruppo eccezionale. Quello che hanno fatto i giocatori mi rimarrà dentro, li ringrazierò per sempre. Alla fine il risultato non è stato straordinario, lo so perfettamente». Contro la Spagna si è rischiato poco? «Prima della gara non ho detto "stiamo in difesa". Non ho nessun rimorso, avrei messo un attaccante in più prima ma non avevo la garanzia che si potesse arrivare in fondo con undici giocatori (De Rossi aveva un problema fisico, ndr). La verità è che ci hanno costretto loro a stare dietro anche se forse inconsciamente è nel nostro dna giocarci partite di questo tipo con troppa cautela». Pensa che il suo rapporto con l'Italia sia finito? «Datemi notizie. Sono tranquillo, l'accordo prevede 10 giorni di tempo, quindi sicuramente sarò chiamato. Non cerco appoggi o spinte, si vedrà». E le dimissioni? «Mai pensato di andarmene. Mai pensato che una gara vinta o persa ai rigori può stravolgere il giudizio. Non è un rigore sbagliato da De Rossi o Di Natale che mi fa cambiare l'opinione sui miei calciatori. E' assurdo fare questi ragionamenti». Avverte un clima strano intorno a lei? «Se pensassi di aver sbagliato qualcosa, me ne sarei andato. Non posso ragionare per supposizioni». Pensa di meritare la conferma? «Non penso nulla. Ci sono ruoli che vanno rispettati: si deciderà insieme». Il presidente Abete non ha mai speso parole dolci per lei in pubblico. «Ci ho parlato anche un'ora fa mentre facevano colazione. Ho vissuto a stretto contatto con lui e ho trovato una persona che mi piace. Mi rivedo in lui come carattere e quando ci si assomiglia, ci si capisce meglio. Il rapporto con l'ambiente è il nodo per stabilire se resterò». Le fa effetto leggere il nome di Lippi come futuro cittì? «Non leggo i giornali e poi da tempo si parla di lui». Allenerà un club? «Se dovesse accadere, arriverò arricchito da questa esperienza». I giocatori le hanno espresso solidarietà, che penserà se dovesse essere allontanato? «Sono tranquillo, faranno fede le parole che verranno dette». Che cosa non ha funzionato? «Avevamo di fronte un'ottima squadra. In 120 minuti nessuna è riuscita a prevalere sull'altra. I rigori qualche volta ti fanno ridere, a volte piangere». La scommessa Cassano? «Non la ritenevo tale. Lo ringrazio per quello che ha fatto ma ringrazio tutti anche quelli che non hanno giocato nemmeno un minuto». Toni è fuori forma, rimpianti per non aver portato Inzaghi? «Sono contento delle scelte iniziali, è troppo facile parlare oggi e criticare le convocazioni». Come mai ha cambiato lo spartito (il modulo 4-3-3, ndr) prima dell'Europeo? «Non mi hanno incartato i giocatori, non cerco scuse. Sarebbe facile parlare ora dell'infortunio di Cannavaro o della squalifica di Pirlo. Siamo arrivati qui in condizioni difficili dopo una stagione logorante. E' difficile vedere squadre che giocano in modo brillante, i ragazzi hanno tirato fuori ogni goccia di sudore. Negli spogliatoi ho visto le lacrime di qualcuno e il dispiacere di altri. Sono gratificato sotto il profilo umano, ho la conferma che non ho sbagliato sugli uomini. Ci dispiace non essere arrivati in fondo per i tifosi italiani». Finisce qui,ora tocca a Lippi.  

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