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Alessandro Fusco L'esplosione di ...

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Il girone D chiude servendo questo menu, e le pietanze risultano meno insipide del previsto. A cominciare da Russia-Svezia, match che doveva decidere chi avrebbe fatto compagnia alle già qualificate Furie Rosse nel secondo turno. Alla Svezia basta il pareggio ma la squadra presentata da Lagerback fa fatica ad arginare la Russia del primo tempo, resa vivace dal ritorno del n.10 Arshavin. Il talento dello Zenith ha scontato le due giornate di squalifica e getta in campo tutta la sua voglia, assecondata da una squadra che Hiddink vota al movimento. Pressing, raddoppi, sovrapposizioni e palla a terra, a tratti sembra Zemanlandia. Il calcio verticale russo produce il gol di Pavlyuchenko al 24', in capo a quattro passaggi di prima intenzione, un palo dello stesso attaccante al 37' e il sigillo di Arshavin al 50'. Dall'altra parte gli scandinavi sembrano muoversi alla moviola. Lagerback ha selezionato la squadra più vecchia del torneo, 11 giocatori su 23 ultratrentenni, e si vede. Larsson riesce a scheggiare la traversa al 27', ma è solo. Ibrahimovic, tormentato dall'infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio sinistro, cammina per il campo in cerca di palloni giocabili ma può nulla. Ora Hiddink affronterà nei quarti la «sua» Olanda: spettacolo garantito. Nell'altro match della serata la Grecia saluta e restituisce il titolo perdendo anche con la Spagna 2 schierata da Aragonès per far riposare i migliori in vista della sfida all'Italia. La rete di Charisteas al 42' premia l'impegno di una Grecia scarsa e piatta, quella di De la Red rimette le cose a posto e Guiza nel finale dona il percorso netto ai suoi per la nona vittoria consecutiva dell'attuale gestione. Le Furie di Aragonès, vecchio e perciò saggio, sprizzano talento ad ogni occasione e sono costruite sul gruppo che vinse il mondiale U.20 in Nigeria. In attacco «El Guaje» David Villa, puntero del Valencia, ha aperto demolendo la Russia con una tripletta memorabile, oscurando così la stella di Fernando Torres. Il gioiello del Liverpool ha comunque dimostrato le sue enormi possibilità e Buffon è avvertito. A centrocampo la Spagna si permette il lusso di lasciare in panchina Fabregas, Marcos Senna regala equilibrio davanti alla difesa permettendo a Xavi di costruire, mentre Iniesta a destra e Silva a sinistra hanno estro e sostanza. Dietro esplode la potenza di Sergio Ramos, ma i centrali Puyol e Marchena sono il punto debole. Spesso gli iberici hanno vanificato tesori di talento arrivando alle competizioni da favoriti e tornando a casa a mani vuote. Oggi il gruppo sembra solido e i molti giocatori che lavorano all'estero hanno sprovincializzato la mentalità della squadra, mentre la guida di Aragonès sembra quella giusta. La domanda è se la Spagna è matura per vincere, domenica l'Italia dovrà rispondere.

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