Padroni del nostro destino
Sembra infatti che dei nostri destini sia padrona l'Olanda: indubbiamente poco disposta alla figuraccia, ma non condannabile nel caso dovessero prevalere le più forti motivazioni dei romeni. L'Italia ha in realtà problemi molto più seri perché stasera, nel Letzigrund di Zurigo, tempio dell'atletica, sarà chiamata a un'impresa che trent'anni di storia rendono epica. L'ultima volta che gli Azzurri hanno avuto la meglio sui rivali francesi nel regolamentare tempo di gioco risale infatti al 2 giugno del 1978, a Mar del Plata, partita di esordio di un mondiale che avrebbe offerto una splendida, anche se sfortunata, immagine della squadra di Bearzot. Battendo la Francia, saremmo promossi in caso di mancata vittoria dei romeni, un successo dell'Olanda e un pari contemporaneo nella sfida alpina rimanderebbero tutto a calcoli astrusi, ma resi confortanti da quel gol di Sneijder a conti già chiusi. Una legge del calcio afferma che, negli eventi negativi, i più bravi sono quelli rimasti fuori, come è avvenuto a De Rossi e adesso, sembra, a Cassano. Si annuncia un'ennesima rivoluzione in tempi brevi, non è un buon segnale, sperabile che almeno titolari e riserve conoscano in anticipo il rispettivo ruolo, se non altro per evitare una nottata insonne. Sembra sia così, a dar retta alle parole di Pirlo che ha assicurato la sua presenza in campo. Ma sarebbe esercizio sterile dare consigli a Donadoni. Che sa sbagliare da solo. O magari, chissà?, indovinare. Senza gloria, passa il turno, e in Europeo non accadeva da dodici anni, un'inguardabile Germania, alla quale l'Austria ha proposto problemi decisamente insospettabili. Decisiva, quando lo spettro di una sconfitta esiziale non era stato ancora esocrizzato, una prodezza balistica di Ballack, ma il futuro (Portogallo) non annuncia rose e fiori. Migliore in campo, ancora una volta, Stefano Bizzotto, una festa ascoltarlo.