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ZURIGO Donadoni cambia. La formazione, ed anche ...

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E, più in generale, rispetto alla formazione iniziale con gli arancioni i cambi saranno tre-quattro. «È un modo di dare respiro a chi ha faticato nella prima gara, un modo per mettere in campo energie fresche», la vende così il ct: difficile per lui abiurare completamente ed ammettere che il disastro di Berna è figlio soprattutto delle sue scelte iniziali. Il suo giorno più lungo, come è comprensibile, Donadoni ha scelto di viverlo molto in privato e poco in pubblico. In mattinata, appena arrivato da Baden a Zurigo, la decisione di svolgere solo un quarto d'ora di allenamento aperto alla stampa, il resto precluso agli sguardi di chiunque. Donadoni ha preso atto che dal risultato di oggi dipende molto del suo futuro azzurro. Infatti ha scisso responsabilità e destini: «La mia figura, pure importante sul piano delle responsabilità, non c'entra con quella loro. Sono gli attori, e sanno benissimo come interpretare la parte». Ma ci sarà un propellente? Il ct lo individua nella «rabbia, aspetto psicologico importante: se gestita bene, rende più lucidi». Ammicca ai giornalisti italiani ricordando che quelli romeni spalleggiano Piturca anche nel motivare i giocatori. «Hanno scritto apposta che io ho parlato male della loro squadra, era un modo di stimolare il gruppo della nazionale. Certi giochetti potreste farli pure voi...». Chiarisce di non avere dato la formazione («ho parlato di 4-5 cambi ed ho detto che giocheranno Del Piero, capitano per numero di presenze, e Chiellini. Su questi due potete stare tranquilli, se poi sbagliate il resto non prendetevela con me». In realtà però la squadra rivoluzionata dovrebbe vedere davanti a Buffon Zambrotta, Chiellini e Barzagli (o Panucci), Grosso a sinistra. De Rossi e Pirlo centrali di centrocampo, Camoranesi e probabilmente Perrotta larghi più avanti, Del Piero al centro alle spalle dell'inamovibile Toni: un 4-2-3-1 che può con facilità diventare 4-4-2. Nega, il ct, di soffrire in maniera particolare le critiche. «Sono abituato, non mi creano turbe particolari. Non vivo in funzione di critiche o elogi. C'è stata una partita persa male con un risultato che ci fa male, noi dobbiamo prendere coscienza di questo. Ma ho visto una squadra pimpante, vogliosa, tonica. Attenzione, questo non garantisce il risultato positivo». E comunque «non dobbiamo pensare che se non segniamo subito è un guaio, dobbiamo saper gestire la partita». Chiude con un messaggio a Del Piero: «C'è bisogno del meglio e del massimo, quelli che stanno fuori devono sapere essere determinanti quando vengono chiamati in causa. Sarà una grande fatica, chi ha più carisma deve trasmettere anche questo». Tra qualche ora la verità per Donadoni e la sua Italia.

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