Il suicidio di un tecnico confuso
Difesa centrale improvvisata, doveva proteggerla la diga rappresentata dal romanista, rimasto in panchina. Rimarrà il segno, di questo schiaffo, che pretende meditazione, nulla è del tutto compromesso, ma davanti agli Azzurri c'è una salita terrificante. Francamente, preferirei che i commenti televisivi evitassero i toni da ultras di curva. Ricordate quali invettive partirono da Roma contro Paparesta per il gol annullato a Mancini contro la Fiorentina, in situazione identica, difensore fuori campo, a quella dell'azione del vantaggio olandese. A conti fatti, dall'arbitro più riguardi che torti. E finalmente, dopo dieci tentativi a vuoto, per la prima volta la Romania conclude una partita di Campionato d'Europa senza avere subito un gol. Niente reti, ma soprattutto niente gloria, l'apertura del nostro girone, l'ambiziosa Francia testimonianza di quanto gli approcci a un grande evento siano disagevoli. E se poco si era visto finora, Portogallo a parte, il match di Zurigo ha forse toccato il fondo, come livello di tecnica e di spettacolo. Romeni volutamente sotto ritmo, in attesa, vicecampioni del mondo penalizzati dalla modestia del centrocampo in fase di costruzione. Nessuna delle tante stelle in campo si è illuminata, da Benzema a Ribery, però neanche Mutu, ne è uscita fuori una partita noiosa come poche, portieri quasi spettatori, neanche una reale occasione da gol, contenuti perfino i toni agonistici. Oggi si chiude il primo giro di valzer, naturalmente in Austria, con il passo di entrata di un'altra attesa protagonista, la Spagna, cliente non facile la Russia di Guus Hiddink, pur orfana di Pogrebnyak. Due «black horses» per la serata: la Svezia, ma anche la Grecia, nonostante difenda il titolo conquistato in Portogallo contro ogni pronostico, giusto che ci riprovi.