Paolo Avesani Il treno azzurro è ...
Quello giapponese è stato un percorso esaltante, cominciato con i brividi della maratona contro i padroni di casa, proseguito con una striscia di 5 vittorie per 3-0 e conclusosi con una prova di forza e di carattere di straordinaria importanza per l'intero movimento pallavolistico. La strada della qualificazione olimpica (la nona azzurra: dal 1976 la nostra Nazionale è sempre presente nel torneo a cinque cerchi) è stata durissima: complicata dall'europeo in Russia, (Fei e compagni hanno chiuso sesti, perdendo la possibilità di partecipare alla Coppa del mondo che assegnava tre posti a Pechino) e dai tanti infortuni che hanno reso più arduo del previsto il cammino nelle altre competizioni. Ma il ct Anastasi, che all'Europeo ha guidato la Spagna sul gradino più alto del podio, ha saputo ricompattare il gruppo, inserire pedine nuove (Martino e Birarelli su tutti), motivare di nuovo e al meglio qualche senatore, ridando all'Italia il posto che merita nel gotha del volley mondiale. Questa nazionale è una squadra umile ma determinata, capace di soffrire senza isterie, trovando nella comunità di intenti e nella fiducia reciproca tra compagni la forza per uscire anche da situazioni complicate. Il "nano" (Ananstasi) ha preso un gruppo diviso e poco convinto, gli ha restituito orgoglio e voglia di vincere, attraverso poche regole ben chiare ma imprescindibili. «Chi non dà il massimo per la squadra, fosse pure il numero uno, fa le valige e torna a casa». E i ragazzi hanno capito, ci hanno creduto, conquistando un gioco e un'identità grazie ai quali, a Pechino, incontrare gli azzurri sarà dura per tutti. Coach Anastasi lo sa. E si gode la sua creatura «La qualificazione è stata conquistata da un gruppo compatto e inesauribile, la vera soddisfazione è stata vedere la squadra giocare in questo maniera e con questa grinta». Tra i grandi protagonisti dell'impresa Hristo Zlatanov, rientrato nel gruppo dopo l'esclusione nelle ultime competizioni importanti. «La qualificazione ce la siamo meritata. Spero di poter giocare finalmente la mia prima Olimpiade». Un appuntamento che, come dice Mastrangelo, avrà un sapore particolare: «Andremo a Pechino senza il peso del pronostico, ma con l'intenzione di fare il meglio possibile». E in Cina, a fare i conti con l'Italia saranno Cina, Brasile, Russia, Bulgaria, Egitto, Serbia, Stati Uniti, Venezuela, Germania, Polonia, e Giappone.