Paolo Dani BADEN Capitan coraggio. Fabio Cannavaro, da buon ...
«Resto qui con la nazionale, a fare il tifo e a dare una mano. Ma poi, da giocatore, mi dovrete sopportare altri due anni. Perchè avevo fatto un pensierino a chiudere con l'azzurro e invece così arrivo fino al Mondiale del 2010», dice il difensore azzurro che ieri ha ricevuto dall'uefa un pass da vip.. Si era ritagliato i capelli quasi a zero, come in quella notte del 9 luglio a Berlino in cui alzò la Coppa del Mondo in nome di tutta l'Italia. Ma sulla sua pelata simbolica ha alzato solo le mani, stringendosi la testa dal dolore. «Temere per la mia carriera mai, non so chi l'abbia detto. Però la paura è stata tanta, pensavo fosse anche peggio: ho pensato anche una rottura dell'osso», ha rivelato Cannavaro, una volta rimesse in tasca le lacrime. A far da contrasto alla sua serenità, il muso di Donadoni, al suo fianco nella conferenza a Casa Azzurri dove il giocatore è arrivato camminando con le stampelle, accolto dagli applausi di tifosi e non solo. «Di sicuro sono più sereno io», la battuta di Cannavaro. Negare che aver perso così un Europeo, per la banalità di un contrasto sul pallone, «rode e anche parecchio» è impossibile. Ma sono bastati i cinque minuti in ospedale a Moedling per delimitare la reale dimensione del suo dramma sportivo: «Mi è stato sufficiente stare lì un po' per superare lo choc - dice il numero 5 azzurro - Quando ho visto altri malati e bambini che piangevano, ho capito: non è il caso di far drammi». Poi, si è fatto il suo film personale prima di addormentarsi con un sonnifero, quando aveva già detto a cena a Donadoni mister, voglio restare con la squadra e ne aveva ricevuto in cambio il grazie di tutti i giocatori, a uno a uno in fila davanti alla sua camera. «Cosa ho pensato al momento di addormentarmi? Che volevo tornare a correre il più presto possibile. Prima di questo Europeo - la rivelazione del Pallone d'Oro 2006 - avevo pensato al dopo: non dico che ero determinato a smettere, però un pensiero ce l'avevo fatto. Ora invece voglio arrivare al Mondiale del 2010». Non è per raggiungere il record di presenze azzurre di Paolo Maldini (126 contro le sue 116), «non ci crederete ma non ci ho mai pensato». Il fatto è, l'ammissione di Cannavaro, «che sono italiano e fiero, oltre che grato alla nazionale della possibilità di avermi fatto vincere un Mondiale». C'è dell'altro. Sono i 35 anni dell'anagrafe, le presenze, l'esperienza e soprattutto la capacità di sdrammatizzare ad aver fatto di Cannavaro la vera guida dello spogliatoio azzurro, dai Mondiali 2006 in poi. Da oggi lo sarà come capitano non giocatore, e il primo atto è la carezza al compagno Chiellini, protagonista involontario del suo infortunio. «Era a pezzi - spiega il n.5 - l'ho consolato. Non c'entra nulla». Il secondo, è provare a dar la scossa alla nazionale. «La mia disavventura non è paragonabile al dramma di Pessotto due anni fa - la risposta a chi lo sollecitava a un paragone - Speriamo solo in un'identica reazione». Oggi Cannavaro andrà sotto i ferri, poi tornerà con la sua nazionale dove ieri si è cominciato ad allenare Gamberini. Totti da Roma gli manda gli auguri: «Spero si riprenda presto, la nazionale ha perso un punto di riferimento importante». In realtà il capitano sarà lì con i suoi compagni.