MILANO L'Inter cambierà. Ci mancherebbe altro, deve ...
Insomma, vincere tanto provando a vincere tutto e giocare un calcio divertente. Mourinho fissa infatti anche un traguardo speciale per sè, per l'Inter e per tutto il calcio italiano. Vuole dare un contributo per far tornare il campionato italiano a essere il migliore del mondo. Ma il tecnico portoghese, ex «special one», che da ieri ha bandito altre lingue e vuole esprimersi solo in italiano, e quindi vuole essere chiamato semplicemente Mourinho, vuole far vincere l'Inter nel mondo senza rivoluzioni, innestando due o tre giocatori al massimo che rispondano alla sua filosofia di calcio e cambiando il modo di giocare degli altri. Non perchè non funzioni, ma perchè ogni allenatore di quella personalità vuole - e deve - mettere la firma sotto alla sua opera. «Penso di essere arrivato in un club speciale e quando una società è tale il tecnico diventa uno in più - spiega subito sorprendendo per una padronanza della lingua di Dante che certi suoi predecessori e certi suoi giocatori non hanno acquisito in anni - Non dimentico di essere un grande allenatore, ma non voglio essere speciale. Rispetto molto - prosegue - il lavoro di un grande tecnico come Mancini, ma io sono Josè Mourinho, voglio iniziare un ciclo diverso con la stessa squadra ma con gioco e metodi diversi da quella di Mancini. La stessa cosa la farà sicuramente Mancini dove andrà adesso». Quindi poco mercato ma qualificato e una rosa di 21 giocatori più tre portieri. Branca è avvisato: c'è da fare un sacco di mercato in uscita. «Da quanto ho letto sulla stampa di tutto il mondo sembra che io sia venuto ad allenare in una squadra con una rosa di 70 giocatori. Questo non è bello. Voglio lavorare in una squadra di 20-21 giocatori più i portieri. Mi piacciono i giocatori che ho a disposizione. Non ho bisogno di sconvolgimenti radicali dell'attuale rosa e penso di essere d'accordo con la dirigenza che la squadra necessiti solo di due, tre giocatori per migliorare ed essere ancora più competitivi». Nessuna indiscrezione però, sugli obiettivi di mercato «non sono un pirla», dice testualmente. Poi parla dei suoi prossimi avversari: «La serie A non è il campionato più bello del mondo ma spero che possa tornare quella degli anni 80 e 90. Con me, il Milan che vuole rinforzarsi, la Juventus e con la Roma bellissima: i giallorossi sono tra le undici favorite per la prossima Champions». Trasferirà la famiglia a Milano («perché è l'unica cosa più importante del calcio») e lui non vede l'ora di cominciare. «È difficile per me aspettare fino a metà luglio». Coi sudamericani, a cominciare da Adriano, Mourinho ha intenzione di incontrarsi assai presto. «Vado a vedere il 18 giugno Brasile-Argentina. Potete anche dire che vado per parlare con tutti i miei. Voglio vedere questa partita, può essere una motivazione in più anche per Adriano ma per me ora i giocatori dell'Inter sono tutti nella stessa situazione. Con me gioca chi lavora e mette la squadra davanti al singolo. Sono un allenatore con la tuta, che sta in campo e vuole lavorare con i giocatori».