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Cassano mi ripagherà

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E ha tenuto a puntualizzare: «Mi va dato credito, Antonio è un bravo ragazzo mica un extraterrestre». Il convincimento era riferito alle opinioni discordi sulla scelta di portar 24 giocatori in ritiro, con l'obbligo di rispedirne a casa uno entro tre giorni. «In passato erano 26, stavolta ne dovrò tagliare due in meno: un po' di credito mi va dato...». In fondo i giorni in cui storceva la bocca alle critiche sono passati («remare contro? non sono io a dirlo, se qualche giornalista usa il termine ha la coda di paglia»), il riconoscimento di merito è arrivato con i due anni di contratto in più, e Donadoni, col suo tesoretto in tasca, sa bene di dover azzerare quel che è successo finora. «La nuova avventura è appena cominciata», dice con sano realismo. Superati il pericolo di rimaner prigionieri del ruolo di campioni del mondo e quello di cullarsi sui due anni positivi, il commissario tecnico sa di correre almeno un altro rischio: quello del «suo Cassano». Confortato dal complimento del presidente Napolitano («mi ha dato la carica»), il flemmatico Donadoni si è riservato il diritto di consultare il vocabolario per approfondire il senso della sua nuova dote, ma non si è scomposto di fronte al compito principale che lo attende, quello di tutore del sampdoriano. Non la ritiene una scommessa solo perchè «non si gioca sulle persone», ma Donadoni ammette: «Non c'è stato un momento preciso in cui ho deciso, ci pensavo da tempo. È chiaro, è la scelta che mi ha fatto riflettere di più, quella per la quale ho mostrato di credere in me stesso, nelle mie capacità di rapporto umano, prima che tecniche». All'attaccante della Samp il ct ha già chiarito: «Io non faccio il missionario con lui. E per Antonio non è più tempo di aprir bocca e giustificarsi, ma di ascoltare. Deve dimostrare qualcosa non solo quando le telecamere sono accese, ma sul campo di allenamento, nel chiuso dello spogliatoio». Perchè dal punto di vista tecnico, la fiducia è tanta. Si spinge, Donadoni, fino ad ammettere che «un'Italia con Cassano e Del Piero non è da escludere», ma è molto più freddo di fronte a chi somma i gol dello juventino e di Toni: «Il calcio non è un'equazione, e poi anche Di Natale ha segnato tanto», la replica del ct, per il quale l'esterno dell'Udinese è giocatore chiave. Questi giorni di lavoro a Firenze serviranno a provare novità tattiche, ma un classico 4-4-2 è ipotizzabile solo con un sacrificio a centrocampo di Di Natale. Più probabile l'alternanza del canonico 4-3-3 con un 4-2-3-1. Che poi la duttilità non sia uguale per tutti, lo si capisce dai paralleli a distanza. «Del Piero non vuole giocare esterno? Vedremo di volta in volta - ribadisce il tecnico azzurro - e deve solo capire che può sacrificarsi». E Cassano, dove può giocare? «Non ha solo mezzi tecnici, anche fisici: se ne è convinto, se ha lo spirito giusto, può giocare ovunque», la risposta un po' più entusiasta. Ora non resta che far quadrare il cerchio.

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