Dal tripudio al rimpianto, l'adrenalina di un club giallorosso
Poi la conferma defitiva da Parma: il secondo gol di Ibrahimovic ha ammutolito tutti. E certo che qualcuno lo aveva detto prima: «Vince l'Inter. Lo scudetto la Roma l'ha già perso». Scettico anche Vincenzo Mantini, il presidente del club, prima di sedersi davanti alla tv: «Lo sai benissimo che è difficile. Ma se succede l'imprevedibile qui è tutto pronto». Festa annullata invece, e volti tirati. Scomparsi quei sorrisi del 7' minuto. Si erano alzati tutti in piedi, urlando e applaudendo la rete di Vucinic. Euforia pura. Niente di tutto questo nel dopo-partita. C'è chi va via prima che l'arbitro emetta il triplice fischio. «Non ha più senso», dicono. Restano fino alla fine, invece, due ragazzi australiani, Simon e Madeline: «Bello spettacolo. Le reazioni dei tifosi? Avremmo voluto che esultassero di più». Niente da recriminare per la squadra: «Festeggiamo la Roma del 2° posto, quella dei record", commenta Remo Terenzi, figlio del fondatore del Club nel 1971. Un po' di amarezza? «Si compensa con la limpidezza dei comportamenti». Frecciata per l'Inter, ma anche per i tifosi del Catania. «È una cosa vergognosa. Non puoi insultare l'altra panchina in questo modo», dice Lorenzo, 12 anni fra un po'. Sognava di vivere l'emozione dello scudetto. Il primo da quando tifa Roma.