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Un'altra ombra sul tricolore

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Colpisce dolorosamente, ed è comprensibile il disappunto della città, la decisione opposta in relazione al viaggio dell'Inter a Parma: che già si era disposti a interpretare come una gita dopo il misterioso allontanamento di Cuper, del quale in casa nerazzurra si diffidava per ovvi motivi. E che sarà confortata dalla massiccia presenza dei tifosi ospiti, gemellati con gli omologhi parmensi, in assenza di quei parametri che avevano determinato la «split decisione», nove contro sette, per la partita del Massimino. E dunque è venuta a mancare quella par condicio, eticamente corretta ma non prevista dalle regole che governano la sicurezza negli stadi, nonostante Matarrese si schieri apertamente, tanto costa pochissimo, a favore delle ragioni del tifo romanista. Considerazioni pratiche suggeriscono, del resto, che un'invasione in massa della tifoseria ospite a Catania avrebbe rappresentato un rischio gravissimo. A parte il controllo delle opposte schiere all'interno dell'impianto, non va dimenticato quanto era accaduto all'esterno del Cibali, un ispettore di Polizia ucciso dai facinorosi e ancora in attesa di una giustizia affidabile. Indispensabile evitare un bagno di sangue, resta l'amaro di non poter concludere l'ultimo sprint, da parte della Roma, allineandosi alla pari con la capolista sui blocchi. Si è parlato perfino della soluzione campo neutro (Messina), ma non sussistono gli elementi per penalizzare ulteriormente Catania, che qualcosa aveva già pagato per il più grave dei precedenti. Non resta che sperare in un ultimo sussulto del Parma mutilato, ferma restando l'esigenza assoluta di vittoria della Roma, in attesa di notizie dalla via Emilia. Ma sul verdetto finale, inutile sottolinearlo, si addensa un'ennesima, sconcertante ombra.

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