Alessandro Austini a.austini@iltempo.it «C'è George Soros a ...

Mentre i Sensi studiano gli ultimi dettagli del piano di risanamento di Italpetroli da consegnare a Unicredit, da New York arriva l'ultimatum: ora o mai più. O meglio: senza un intervento deciso della banca creditrice entro il fine settimana, Soros comunicherà ufficialmente la sua uscita di scena. In realtà l'imprenditore-filantropo si è già defilato da almeno una settimana, dopo che la trattativa era «morta» il 17 aprile, quando il suo emissario Horowitz a Roma si sentì dire che l'offerta per l'acquisto del club era stata superata da una fantomatica cordata araba. Per riaprire i «giochi», quindi, c'è bisogno della mossa che gli advisor di Soros stanno aspettando: Unicredit può ancora decidere di prendere in mano la situazione, bocciando il piano di rientro curato da Banca Finnat e replicando la cosiddetta «moral suasion» sulla famiglia Sensi per riaprire i colloqui con gli americani. «Viviamo il momento con molta serenità. E basta» spiega a Radio Radio Roberto Nicastro, deputy Ceo di Unicredit. E sarà questa la linea che verrà tenuta stamattina in assemblea davanti ai soci della banca. Il futuro di Italpetroli (e della Roma) non è certo tra le priorità di Profumo, ma la questione è stata comunque affrontata anche ieri nel cda di Unicredit. La banca attende ancora di conoscere i dettagli del piano di rientro che i Sensi stanno definendo non senza ostacoli. Ad esempio, i depositi di Civitavecchia, indicati tra gli asset da vendere, non trovano un acquirente nonostante siano all'«asta» da oltre un anno. Senza una carta a sorpresa o aiuti esterni (nuovo stadio?) sarà difficile convincere Profumo che la cessione della Roma si può evitare.