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Ultimi sussulti di una stagione che, ...

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Roma in difesa di un secondo posto che la Juventus, a meno cinque ma con calendario benevolo, vuole insidiarle con gli occhi della tigre, uno dei suoi segni distintivi. La Fiorentina, energie e morale a zero dopo la beffa europea, deve guardarsi dal ritorno del Milan, né Cagliari né Inter, rispettive avversarie, promettono pomeriggi ristoratori. Si corre ancora per l'approdo all'Uefa, ma soprattutto per rimanere tra le elette, fin troppe le soluzioni possibili in zona rossa. Non siamo in Inghilterra, dove squadre senza stimoli si battono con l'identico fervore di chi guarda ai tre punti come a un'oasi nel deserto, condiziona i risultati il peso specifico delle motivazioni, il terzultimo turno propone più di una riflessione in materia. Nelle dieci gare l'equilibrio da valutare in base agli stimoli offre parità in tre delle quattro classiche: logicamente il derby milanese, ma anche Sampdoria-Roma, sogni europei di livello (anche quelli di Cassano), e Fiorentina-Cagliari, interessi rispettivi divergenti ma solidi, in Torino-Napoli soltanto i granata garantiscono sudore e sangue. Ma anche per la salvezza lo scontro quasi senza appello sarà Catania-Reggina, qualche palpito per l'Empoli con l'Udinese tuttora protesa verso l'Europa che conta, arduo attendersi impegno convinto da Atalanta e Genoa di fronte alla disperazione di Parma e Livorno, Lazio e Palermo già in vacanza. Ma, per tornare ai vertici, il turno sorride alla Juve, il Siena già salvo la pone in posizione di privilegio rispetto alla Roma in pericolo a Marassi. Una Roma tormentata da qualche infortunio di troppo e, nella volata finale, penalizzata anche dallo scempio che la costringerà a giocare di giovedì sera, la prossima settimana, la semifinale di Coppa Italia a Catania. Così ha deciso la tracotanza della tv di Stato, che regala programmi di Serie D, ma che è riuscita a imporre i suoi capricci alla Lega. Appecoronato, al solito, Matarrese, atterrisce che si sia adeguato anche il vicepresidente vicario, Rosella Sensi. Non era una imposizione da subire passivamente.

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