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Anche la coppa si adegua allo spezzatino

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C'è un grande equivoco di fondo quando si parla di diritti televisivi. Il calcio è incapace di vivere nelle regole e nei limiti di una corretta economia. In altre parole spende molto di più di quanto produce. Ne è dimostrazione la crisi della serie B, che dopo aver vissuto per alcune stagioni di elemosina (la famosa mutualità, in altre parole una mancia ai club di seconda fascia perché stiano buoni) sta facendo i conti con un inevitabile ridimensionamento. I diritti TV della serie B furono strappati nel 1993 perché ritenuti una tassa necessaria per ottenere la trasmissione in diretta delle partite di A. In realtà i ricavi non hanno mai coperto le spese di produzione. Trasmettere Spezia-Frosinone oppure Chievo-Albinoleffe costa poco meno che trasmettere Milan-Inter o Roma-Lazio. L'equivoco è durato fino alla stagione scorsa quando la presenza in serie B di Juventus, Napoli e Genoa ha reso sopportabile una spesa eccessiva. Nessuno si è mai chiesto perché i club di serie B abbiano accettato l'ingombrante presenza della Juventus, che in realtà sottraeva un posto per la promozione in serie A? Sono state zitte perché in termini di incasso e di diritti TV la Juventus garantiva la loro sopravvivenza. Non è stato un caso che dopo la promozione di Juventus, Napoli e Genoa, la serie B sia stata abbandonata al suo destino. I lamenti di coloro che hanno ritenuto ingiusto l'oscuramente televisivo del campionato cadetto erano pura demagogia. Stabilito che il calcio ha bisogno della TV per vivere è evidente che ne deve accettare le regole. La Lega ha provato ad insistere perché le due semifinali di Coppa Italia si svolgessero lo stesso giorno, giustamente la Rai ha insistito ed ha avuto entrambe le partite in prima serata. In fondo è lo stesso problema che ha imposto alla serie A il famoso spezzatino. Per anni il calcio ha resistito al principio della contemporaneità, così come aveva inutilmente resistito al divieto della pubblicità sulle maglie. È evidente che lo spezzatino non può garantire l'assoluta regolarità di un torneo ma i nostri club hanno dimostrato che anche l'invocata contemporaneità non ha impedito gli immondi scambi di favori che da sempre caratterizzano le ultime giornate dei nostri campionati.

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