La rossa vola ed è solo l'inizio
Fanno bene, ci mancherebbe. Ma ciò che abbiamo visto nelle prime quattro gare è talmente inequivocabile da lasciare pochissimi dubbi sul fatto che le rosse si laureeranno campionesse con largo anticipo. Salvo che a Melbourne - dove a fregarla furono le centraline elettroniche che è per regolamento obbligata a comprare, guardacaso, dalla McLaren - la Ferrari non ha avuto rivali, e se in Malesia al posto di Massa ci fosse stato un altro pilota, anziché due le doppiette in fila sarebbero già tre. La sua superiorità tecnica è tale che, fatta eccezione per piste lentissime e anomale come Montecarlo e Budapest, non si vede proprio dove e quando McLaren e Bmw potrebbero mettere in difficoltà le F2008. Perché nella F1 attuale, con un regolamento stabile da anni, neppure colossi come le due Case tedesche hanno la possibilità di ridurre un gap così enorme «inventandosi» qualcosa. Possono sviluppare le loro monoposto un passetto alla volta, certo, ma siccome non è che alla Ferrari se ne stanno nelle mani in mano - anzi: il "buco" nel muso che ha debuttato a Barcellona ha incrementato il vantaggio di cui la F2008 già godeva - il gap resterà più o meno lo stesso fino alla fine. Per cui si può ragionevolmente affermare che la nuova Gestione Sportiva, quella che Montezemolo ha affidato a un gruppetto di quarantenni italiani, sta dimostrando con i fatti quanto indispensabile fosse dare un taglio netto al passato e "cambiare mano", come si dice in gergo. Era infatti dal 2004 che la Ferrari aveva non soltanto smesso di dominare ma stava addirittura sfiorendo. Il 2005 fu un disastro (una sola vittoria). Il 2006 cominciò male e finì peggio, perché a fermare Schumacher nel pieno di una spettacolare rimonta su Alonso fu il primo scoppio di motore dopo oltre due anni di leggendaria affidabilità. E persino nel 2007, anno trionfale, il titolo è giunto soltanto perché Hamilton e la McLaren hanno dilapidato 17 punti di vantaggio nelle ultime due corse, commettendo il più inverosimile degli harakiri. In che cosa si distingue questa nuova Ges, fresca e vincente? Beh, aldilà del modo in cui si è aperta al mondo esterno - che è una conseguenza del vero cambiamento - il punto-chiave è l'organizzazione interna, divenuta più moderna e orizzontale. Niente culto della personalità, niente diffidenze a prescindere e misteri anche sulle minutaggini. Il clima è più sereno, i meriti di tutti pubblicamente riconosciuti. Una democrazia diffusa e col sorriso sulle labbra che ha riflessi di immagine non solo presso il grande pubblico ma anche in officina e nell'intero ambiente della F1: non è un caso che la fuga di cervelli da Maranello si sia finalmente arrestata e che, anzi, qualche genio che se n'era scappato altrove sia adesso tornato a casa, a far rampare il Cavallino più in alto che mai.