Ha fatto inevitabilmente rumore, più ...
Personalmente credo che la proposta contenga una quota eccessiva di utopia, che è un modo come un altro di dire che penso che questa superlega non si farà. L'ostacolo maggiore è rappresentato dalla virtuale cancellazione di alcuni campionati nazionali. La serie A senza le milanesi, le romane, la Juventus e forse la Fiorentina ed il Napoli, la Premiership senza il Liverpool, i due Manchester, l'Arsenal ed il Chelsea, la Liga senza il Barcellona, il Real Madrid e qualche altra, la Bundesliga senza il Bayern, lo Shalke 04, non potrebbero funzionare a meno di non pensare che sia possibile sovrapporre una competizione di questo tipo ai già esistenti tornei. Tuttavia il progetto di Berlusconi contiene un principio che dovrebbe essere fondamentale per il successo di qualsiasi campionato a squadre, nazionale o internazionale, l'equilibrio delle risorse. Il riferimento alle strutture, che ho identificato nelle dimensioni della città, nella funzionalità (più che nella capienza) dello stadio, nella solidità economica prima ancora che nella qualità dei giocatori (ovviamente collegata alle possibilità finanziarie) è quanto di buono, vorrei quasi aggiungere di irrinunciabile, che la proposta dell'ormai ex presidente del Milan contiene. Del resto la storia del nostro campionato dimostra abbondantemente come valga anche nello sport l'antico principio francese secondo il quale è l'argento che fa la guerra. L'ultima squadra italiana a vincere lo scudetto senza essere compresa nel triangolo Milano-Torino-Roma (citate in ordine decrescente per numero di scudetti) è stata la Sampdoria nel 1990. Nei 18 successivi campionati hanno vinto il Milan, la Juventus, l'Inter, la Lazio e la Roma e non ci sono segnali per cui sia possibile prevedere sconfinamenti. Poiché la dimensione delle città non è modificabile, almeno a breve scadenza, una moderna politica degli stadi non è mai entrata nella mentalità e nelle intenzioni dei padroni del nostro calcio, l'unico elemento a disposizione rimane quello di una diversa distribuzione delle risorse televisive.