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Alessandro Austini [email protected] Non si muove una ...

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Dall'altra i tanti nodi da sciogliere per l'attuale dirigenza che restano parecchio ingarbugliati. L'attesa non aiuta nessuno. Mentre il Milan si muove per Ronaldinho e Sheva, la Juve sceglie i tasselli per ricostruire una squadra di vertice e Moratti non sta certo a guardare, lo stesso non può dirsi per Pradè e Bruno Conti, gli incaricati a rinforzare la squadra se rimanessero i Sensi. Senza sapere il budget è impossibile muoversi. Neanche per i rinnovi di contratto: è qui che si gioca la partita più delicata per il futuro giallorosso. Tra incontri, taciti accordi e litigi vari i fatti al momento dicono che Ferrari partirà a parametro zero tra due mesi (ultimamente gli è stato offerto un triennale ma ha rifiutato), Mancini non ha la minima intenzione di firmare (e viceversa), De Rossi, Doni, Brighi e Panucci attendono di mettere nero su bianco le promesse ricevute negli scorsi mesi dalla società. Tutti contratti in scadenza nel 2009, che mettono quindi la Roma in posizione non proprio vantaggiosa. Anche Perrotta (2010) ha chiesto più volte in aumento senza raggiungere il suo scopo. Gli accordi verbali potrebbero non valere più: sono gli stessi giocatori e i relativi procuratori a volerla tirare per le lunghe. Perché firmare ora se tra pochi mesi ci sarà un nuovo proprietario più ricco? Se lo chiede ad esempio De Rossi che ha ricevuto almeno un paio di offerte da capogiro (ingaggio superiore ai cinque milioni) ma che darà comunque la priorità alla Roma. È pronto a firmare anche con i Sensi, ma a cifre inferiore (quattro milioni a salire). Questione di cuore. Ma ora aspetta, come fa Doni: il portiere ha raggiunto da tempo un'intesa per firmare un quinquennale a 2 milioni di euro all'anno. Da Soros o chi per lui potrebbe pretendere di più. Gli ultimi litigi allontanano Panucci da Trigoria, mentre Brighi vuole avere rassicurazioni tecniche. Poi c'è la questione Mancini. Il divorzio a fine stagione pare inevitabile, ma il suo prezzo è in continuo calo. E la Roma, se proseguirà sulla linea dell'auto-finanziamento, dovrà trarre buona parte del budget per gli acquisti dalla cessione del brasiliano. In tutto questo che dice Spalletti? Aspetta pure lui. Con un occhio alla Spagna: se si liberano, come pare scontato, le panchine di Barcellona e Real, ci sarà anche il suo nome tra i candidati. Non sarebbe una bella notizia per la Roma.

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