Liverpool, un regalo da Champions
Un miracolo anche per Benitez, l'uomo che ha superato otto dei nove confronti a eliminazione diretta giocati in Champions e sulla cui conferma litigano i due proprietari americani del club Hicks e Gillet: uno lo vorrebbe tenere, l'altro no. Il Liverpool gioca la solita partita casalinga, tutto cuore e tattica, che per Benitez viene prima di tutto. Il bel gioco è un di più: se c'è bene, se no bene lo stesso, a patto che si vinca. Ma stavolta gli va male. La formazione presenta la sola variante di Carragher centrale al posto di Hyypia (in panchina) e Arveloa sul lato destro della difesa. Dal canto suo Grant schiera un Chelsea molto coperto in cui Malouda e J.Cole aiutano poco Drogba, che alla lunga si innervosisce e combina poco. Ne esce una partita bloccata, con le occasioni che latitano e le due squadre che si controllano a distanza lasciando zero spazi agli avversari. Makelele marca quasi a uomo Gerrard e la zona del terreno su cui si gioca di più è proprio il centrocampo. Gli unici brividi sono dati da un viso a viso di Torres con Cech che gli chiude la porta in uscita e da un contrasto dubbio tra Carragher e Drogba al limite dell'area dei Reds sul quale il Chelsea reclama il rigore. Insomma, il match riproduce quanto visto nelle precedenti semifinali di Champions tra le due squadre, che in quattro gare fecero solo tre gol, di cui uno pure fantasma (nel senso che lo vide solo l'arbitro). Ma al 43' arriva il lampo di Kuyt, che si costruisce con insistenza la rete dell'1-0 andando a togliere il pallone dai piedi di Lampard per darlo a Mascherano e farsi trovare libero di battere Cech sul lancio di quest'ultimo, approfittando anche del liscio di Makelele. Liverpool in vantaggio e tutti al riposo. La ripresa ricalca il primo tempo e la calma piatta dell'incontro è scossa solo da un gran tiro di Gerrard parato alla grande da Cech all'84'. Poi arriva l'autogol di Riise e il Chelsea ringrazia tutti i santi che ha in Paradiso. Stavolta sorride anche Grant, mentre Abramovich comincia a pregustare un viaggio a Mosca col sogno di alzare al cielo la coppa più importante di tutte proprio a casa sua. E ora chi lo va a dire al presuntuoso Mourinho, che col Liverpool aveva perso due semifinali su due?