Sognando il derby

La Lega avrebbe il compito istituzionale di tutelare gli interessi economici dei club rappresentati, ma di voler promuovere a fonte di reddito la seconda competizione nazionale non vuole saperne. Del resto gli interessati che, non dimentichiamolo, formano la Lega stessa, dei fallimenti delle varie formule non si sono mai occupati, e non è detto che al peggio vi sia una fine. Così si giocano tante partite inutili, gradinate deserte e seconde linee in campo, ci sono voluti tre turni preliminari per arrivare agli ottavi: accettabili, se non altro per la presenza di quindici squadre di Serie A su sedici, tutte le grandi a rispondere all'appello. Nei quarti la prima sorpresa autentica, fuori il Milan vittima del Catania, altro segno di una stagione da dimenticare per i rossoneri. Fuori anche la Juventus, però sulla sua strada c'era l'Inter cannibale: due scontri bellissimi, come quelli tra Lazio e Fiorentina e tra Samp e Roma, capitale promossa a pieni voti, avanti anche il Catania a spese dell'Udinese. Adesso, dunque, semifinali che, come nella passata edizione vinta dalla Roma, si annunciano ad alto livello di interesse, per le protagoniste e per il tifo chiamato a onorare anche le parentesi feriali della stagione nazionale. Ma un altro dato è fondamentale, il ritorno alla finale unica all'Olimpico romano, almeno in questi piccoli particolari si tenta di avvicinare il prestigio della F.A. Cup, che regala spettacoli irripetibili, in campo e fuori, anche quando l'orgoglio di squadre di seconda divisione travolge corazzate come le grandi protagonmiste della stagione inglese. E la finale romana potrebbe offrire la straordinaria occasione di un terzo derby, dopo i due di campionato, il traguardo più ambito per il calcio della Capitale. Oggi il primo atto delle semifinali, quella del Meazza nel segno dell'equilibrio più sottile: perché non sarebbe intelligente affidarsi alle cifre crudeli della classifica. L'Inter impegnata nella volata di testa verso lo scudetto, la Lazio intenzionata a dare lustro, con un trofeo prestigioso, alla sua altalenante stagione, e dunque in viaggio verso San Siro con tutti i grossi calibri, a molti dei quali rinuncerà invece Mancini. La Roma, a sua volta protesa verso più ambiziose mete, ma con l'obbligo di difendere quella Coppa della quale aveva solennizzato la conquista proprio di fronte ai tifosi nerazzurri gratificati da uno scudetto da record, vinto con margini imbarazzanti. La semifinalista di più modesto livello è infatti proprio il Catania, che continua a far parlare di sé per ragioni che poco fanno onore allo sport e perfino alla buona educazione. Un giornalista della Gazzetta cacciato dalla conferenza stampa, come se non fossero bastati precedenti di ben più pesante gravità. Protagonista il solito a.d. Pietro Lo Monaco, che ha regalato agli sguardi neutrali un solo momento gradevole: quando è precipitato con tutto il seggiolino dall'alto di una tribuna. Però, tornando in ambito calcistico, il Catania affidato da poco a Walter Zenga aveva dato qualche segno di ripresa, la sconfitta di Palermo ci sta, forse era anche immeritata. Spalletti farà turnover, ma senza eccedere. Anche per i giallorossi una finale tutta romana rappresenta un sogno.