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Col «ragionamento» sarei su quell'aereo Io ci credo ancora

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Quando ho detto a Spalletti che gli inglesi m'erano parsi tatticamente piu' "italiani" degli italiani veri, l'ho trovato subito d'accordo, cosa non facile con il causidico certaldese. In fondo, Ferguson aveva preparato una trappola e lo scherzo gli era riuscito: quel Rooney terzino, un incubo. Per il resto, non e' che alla Roma manchino giocatori di identica qualita', se si esclude Cristiano Ronaldo che, dopo una breve intensa vita da foca ammaestrata, e' cresciuto di statura tecnica e di sostanza perdendo i connotati del velleitario narciso per farsi fulmine da gol, addirittura meglio del mitico George Best. Purtroppo, non ci sara' Totti a confrontarsi con lui, ma basterebbe un Mancini in giornata per equlibrare i pesi qualitativi: possibile che Amantino non ritrovi una notte lionese? Conto assai, invece, sul rientro di Perrotta per immaginare una Roma forte, anche dura, piu' fisica che leziosa; e sul grandioso De Rossi, il trascinatore di Roma-Genoa che ha ben capito quel che sottintendeva Spalletti quando ha detto ai giallorossi "vi voglio feroci". Nel suo urlo vittorioso c'era la risposta anche alle paure del capitano, la testa fra le mani per non vedere la realizzazione del rigore. Con tanto spirito dentro - e una vezzo provinciale - si puo' tentare di dar peso straordinario al primo quarto d'ora e cercare subito il gol come ho visto fare domenica sera dal Palermo. Dicono - a ragione - che all'Old Trafford tre non se ne fanno: basterebbe farne due, andare ai supplementari, ai rigori, la notte e' lunga... Piuttosto, da osservatore attento dell'ambiente che circonda la Roma, son portato a temere una specifica fragilita' psicologica: non vorrei, insomma, che i ragazzi pensassero a quei lontani sette gol e s'impegnassero soprattutto a non prenderne tanti; sarebbe un errore esiziale: le partite si giocano una alla volta, per il peso che hanno, per la storia che possono scrivere; i precedenti valgono per gli statistici, non per i calciatori veri che sono consci del loro valore. Il Manchester non e' imbattibile, e' solo un incubo che si puo' cancellare con una partita degna di quella Roma che tutti dicono bella e potente. Tanto bella e potente da non pensare al malefico Sette.

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