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La maledizione della dodicesima giornata

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Del sabato di vertice si è detto tutto, dagli ulteriori sintomi di cedimento dell'Inter che però non ha perduto terreno, agli ormai abituali rimorsi di una Roma incapace di capitalizzare una superiorità a tratti imbarazzante contro un Cagliari reso più mansueto del prevedibile. Il guaio è che adesso la rincorsa romanista si complica ulteriormente con la forzata rinuncia al leader indiscusso. Una perdita pesantissima non soltanto per domani sera, quando all'Olimpico scenderà un Manchester United baciato dalla grazia, ma anche e soprattutto per la lunga volata scudetto. Sette giornate di fuoco, primo obiettivo resta il recupero sull'Inter, ma senza trascurare l'importanza di un secondo posto sul quale la Juventus, libera da impegni in Europa e anche in Coppa Italia, tenterà di piombare con ogni residua risorsa. La domenica ha regalato ingrato ruolo di protagonista al Milan, San Siro ormai divenuto nemico implacabile per le ambizioni rossonere, Carlo Ancelotti in bilico nonostante la società non lesini testimonianze di fiducia. Una grande occasione perduta, in concomitanza con il passo falso della Fiorentina a Udine: forse un peccato di presunzione dopo il pari di Bobo Vieri, esporsi al contropiede dei friulani produce puntualmente effetti devastanti. Salgono le genovesi, risorge il, Toro, senza più limiti il crollo in verticale dell'Empoli, valeva la pena separarsi da Cagni? Le metropoli del Sud a chiudere lo show domenicale, al San Paolo: punito in pieno recupero da Hamsik il bel Palermo del «Colantuono due» che aveva dominato il primo tempo, meglio il Napoli alla distanza, più giusto forse il pari. Gianfranco Giubilo

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