Alla Lazio il derby di Gabbo
Vince la Lazio, grande protagonista per un'ora buona contro una Roma stralunata, in versione accettabile soltanto dopo il gol del due a due di Perrotta, ma in pieno recupero il già sgradito pareggio si è trasformato nell'incubo di una sconfitta che non si può definire iniqua. In realtà, la superiorità tecnica della Roma è stata resa improduttiva da un'incomprensibile tensione nervosa: che ha prodotto errori inusuali e prestazioni individuali sotto tono, difficile trovare primattori in questa Roma che stavolta non ha trovato aiuti neanche dalla panchina. Troppo poco giocare bene per mezz'ora, il periodo più spettacolare di un match comunque molto intenso, concentrazione ai minimi termini, esemplari le vacanze mentali sulla rete decisiva. Giusto che festeggi una Lazio più decisa, più tonica, sospinta dalla lucidità di Ledesma, dalle iniziativa di Kolarov, ma infine dagli acuti di Pandev, nessuno comunque si è sottratto a un impegno convinto e a un'interpretazione esemplare dei compiti tattici dettati da Delio Rossi, ancora una volta puntuale nell'inceppare i meccanismi della Roma. Del resto, i segni di ripresa denotati nelle ultime giornate avrebbero dovuto indurre i rivali a una recita meno balbettante di quella che il popolo romanista non ha avuto modo di applaudire, nella buia serata di ieri. Alla conclusione del turno di campionato, i sorrisi sono tutti dell'Inter e forse neanche la Juve rimnpiange il pari bianco di Empoli. Per la Roma, l'esigenza è di riprendersi immediatamente, per non pregiudicare quel secondo posto, anche se ancora sembra abbastanza solido. Momenti di intensa, sincera partecipazione, come pretende un'umana tragedia, quelli dedicati dalle due tifoserie alla memoria di Gabriele Sandri. A ricordare che una partita di calcio può essere vissuta anche all'insegna della rivalità accesa che il derby pretende, però senza lasciare spazio all'astio e alla volgarità. Difficile interpretare l'umore dei giallorossi al momento dell'ingresso in campo contrastanti reazioni agli echi delle notizie da Marassi, gelo per il vantaggio interista, un timido raggio di sole l'espulsione di Pelè. Spalletti ha scelto ancora Cicinho basso a sinistra, rientro di Cassetti a destra, poi subito dentro Aquilani e Vucinic, Mancini e Pizarro in panchina, soltanto comferme invece in campo opposto. Che la serenità sorreggese a senso unico i laziali, si è potuto intuirlo fin dalle prima battute, letteralmrente capovolti i valori dettati dalla classifica, soltanto una squadra in campo. Nervosismo e fretta nemici dei romanisti, intimiditi dalla pressione alta dei rivali fino a fallire gli appoggi più elementari, De Rossi troppo preoccupato di puntellare la difesa assalita dal tridente, Aquilani agitato senza motivo, se non la romanità che in queste occasioni non soccorre. Brividi provocati da Doni del tutto fuori tempo sulla lunga battuta di Kolarov, una goffa deviazione contro la traversa, dopo appena sette minuti. Poi i vani tentativi della Roma di trovare ritmi accettabili, mezzo tempo prima di un timido colpo di testa fuori misura di Perrotta. Ma il calcio è fatto apposta per smentire la logica e la realtà: soltanto così si spiega il rocambolesco vantaggio della Roma, appena superata la mezz'ora: sull'insistita azione di Vucinic, palla vagante in area per Behrami, sciagurato nel sinistro a centrare la faccia di Taddei, blando oppositore, palla nell'angolino lontano. Qualsiasi squadra avrebbe accusato il colpo, beffardo e iniquo, non la bella Lazio convinta e reattiva di ieri sera, tanto tempo per rimediare, nessuna frenesia, più nulla concesso alla Roma. Pari sfiorato al 37' su uno sciagurato disimpegno difensivo di Cicinho, fiacca la conclusione di Rocchi. Ma a due minuti dall'intervallo giustizia è stata fatta, bella manovra tra Bianchi, Rocchi e Kolarov, sul cross basso la respinta corta di Doni in tuffo, il facile sinistro di Goran Pandev, che alla Roma non aveva mai segnato. C'è sempre una prima volta, ma all'intervallo i romanisti potevano prendersela soltanto con se stessi. Confortata dal mezzo falso dell'Inter, un po' più attiva la Roma in avvio di ripresa, un destro sballatodi Perrotta, un inutile gol di Totti in chiaro fuorigioco, qualche iniziativa in più, ma anche spaz«i aperti alle veloci controffensive laziali, palo esterno di Kolarov su punizione. Al 12' la spinta di Juan a Bianchi, Morganti severo ma forse senza fare regali, strana trasformazione centrale di Rocchi, goffo Doni. «ma al 17' Perrotta non ha fallito la mira sul tocco di Totti dopo il lancio di Cassetti verso Vucinic, equilibrio ristabilito, Roma più convinta in avanti. Ma in pieno recupero la colossale dormita difensiva ha consentito a Berhami di riscattare l'infortunio del gol romanista. Il derby parla laziale: a sorpresa, ma senza nulla usurpare.