Bon voyage Todt
Le dimissioni di Todt sono un fulmine ma non a ciel sereno. Era risaputo che il piccolo francese, trafitto dalla nostalgia per i vecchi amici parigini e dall'amore per la sua compagna malese, la bella attrice Michelle Yeoh, voleva recuperare un pò di vita privata. Così come era apparso evidente che non aveva gradito la promozione del giovane Stefano Domenicali a direttore della gestione sportiva, decisa dal presidente Montezemolo in luogo della soluzione da lui proposta, il ripescaggio del transfuga Ross Brawn. Semmai stupisce il momento da lui scelto per esibirsi in questo mini «coup de théatre»: appena 2 giorni dopo la disfatta della scuderia nel GP. d'Australia. A qualcuno potrebbe sembrare una inelegante sottolineatura del suo dissenso verso la nuova conduzione del team. Però anche la tempistica ha una spiegazione. Poco meno di un mese fa, celebrando i suoi 62 anni sulle colonne de «Il Tempo», avevo scritto: «Adesso c'è chi mormora che questo sarà l'ultimo compleanno italiano di Todt, cui non piacerebbe la prospettiva di venir preso tra due fuochi a partire da maggio, quando cioè il presidente Montezemolo, esaurita la corvée al vertice di Confindustria, tornerà a Maranello». Ma Montezemolo a Maranello c'è tornato, invece, proprio ieri. Si tratta, comunque, di un lungo addio, soffice e senza strappi. Todt - sotto la cui guida la Ferrari ha conquistato 6 titoli mondiali piloti, 7 costruttori e 98 vittorie in un Gran premio - ha strappato una lauta buonuscita, che include un posto nel CdA, il ruolo di rappresentante ferrarista nel Consiglio Mondiale della FIA, incarichi speciali nel mondo delle corse, nonché la carica di amministratore delegato sia della Ferrari West Europe sia della Ferrari Asia Pacific, due consociate che, guarda caso, hanno sede rispettivamente a Parigi, dove Todt ha una bella casa in Avenue Foch, e a Shangai, non lontano da dove vive e lavora la dolce Michelle.