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Vinco e resto

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Testa, gambe, visione di gioco e un tiro in porta che traccia una linea invalicabile tra i giocatori normali e quelli di un'altra categoria. È il prototipo del calciatore perfetto. Quello del futuro. Ovviamente della Roma: dov'è nato, cresciuto e sogna di passare la via intera. Magari in coppia con l'amico Daniele… un altro che di «normale» ha ben poco. La sconfitta dell'Inter in Champions come cambia la rincorsa della Roma? «Sapevamo tutti che contro il Liverpool per i nerazzurri sarebbe stata difficile dopo il risultato dell'andata. Noi ci credevamo prima, figuriamoci adesso. Sei punti con undici partite da giocare si possono recuperare». Le dimissioni di Mancini non rischiano di far crollare il castello nerazzurro? «Io lo spero, ma noi dobbiamo continuare a giocare e vincere. Se loro faranno altrettanto sarà dura. Ovvio che un terremoto così in casa non fa bene a nessuno». Quindi la Roma ci crede ancora? «No, di più». Importantissime quindi le prossime due gare per voi con Milan e Lazio. «Sì, soprattutto la seconda perché il derby è una cosa a parte. Innanzitutto spero di poterlo giocare. Ma questo lo deciderà Spalletti. Non ne ho più giocato uno dopo quel famoso gol...». Quindi? «Vien da se che il mio sogno è quello di segnare un altro gol alla Lazio». L'infortunio è alle spalle? «Finalmente sì, ma è stata lunga. Ho avuto una lesione e si è creata una cicatrice che mi dà ancora fastidio. Quindi le prime uscite sono state difficili, poi col passare delle partite mi sono sciolto psicologicamente». Parliamo di futuro? «Scontato». Cioè? «Alla Roma, non mi vedo con un'altra maglia addosso. Vorrei rimanere qui a vita, è la mia città, la mia squadra da sempre: ma ovvio che i contratti si fanno in due. Il mio futuro me lo immagino a Roma con De Rossi e gli altri. Il contratto comunque scade nel 2010, non c'è nessuna fretta». Non c'è quindi un «rischio» Inter visto che lei aveva detto di vedersi bene nel centrocampo nerazzurro? «No, lì sono stato frainteso. Mi fecero vedere una formazione con le foto di un'Inter ideale e nel mezzo c'era la mia a centrocampo. Allora dissi che mi ci vedevo, ma non intendevo di voler andar via». È vero che per il suo rinnovo conterà più la certezza di giocare titolare che i soldi? «Sì, per me i soldi non sono la prima cosa. Giocare invece è la mia vita. Poi ovvio che la validità di un giocatore si vede anche dal tipo di ingaggio che ha». Spalletti ha detto che c'è un tetto ingaggi e un giocatore come Aquilani ci rientrerebbe. «È il suo pensiero e lo rispetto, ma c'è tempo per questo». Come si vede in un centrocampo assieme a De Rossi e Pizarro: magari nel ruolo di Perrotta? «Noi tre possiamo giocare insieme ma se Spalletti non lo fa un motivo ci sarà pure. Io non credo di poter fare tutto quello che fa Perrotta in quel ruolo». Domani c'è il sorteggio Champions. «Vorrei evitare il Barcellona, mi piacerebbe semmai incontrarlo in finale. Ovvio che la speranza di tutti è quella di capitare con Schalke o Fenerbahce, ma arrivati a questi punto vanno bene tutte». Se arrivati a un certo punto dovesse scegliere tra campionato o Champions? «Dico scudetto. Ho vissuto quello del 2001 da tifoso, ero a Circo Massimo ed è stata un'esperienza indimenticabile. Certo... però, pure la Champions». Agli Europei ci pensa? «Eccome, anzi diciamo che ci spero. Io continuo a fare del mio meglio con la maglia della Roma e credo che Donadoni mi possa dare un'occasione». Tutto chiarito con Panucci? «Sì, ma sono cose che succedono mille volte su un campo di calcio. Solo che, come spesso accade, è stata ingigantita. Comunque abbiamo chiarito e il nostro rapporto ne è uscito rafforzato: c'è troppa stima reciproca». Ma è vero che si sposa? «Chi io? No, non è nei miei programmi imminenti. Ho, come tutti, una mia vita privata ma non ci sono né matrimoni, né figli in vista». Già, al momento la priorità resta la Roma.

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