Sette giorni per salvare almeno la faccia

La partita allo Stade de France ha dato alcune buone risposte da parte degli Azzurri, ma anche un'amara conferma. Gli aspetti positivi riguardano la tenuta mentale della squadra, capace di riprendersi rapidamente dopo la disfatta di Cardiff e di offrire a Parigi un'esibizione dignitosa. L'organizzazione difensiva di Parisse e compagni ha costretto la Francia a cambiare in corsa il piano di gioco, la rimessa laterale ha dominato la battaglia aerea così come la mischia chiusa ha espresso superiorità. Mallett si è detto contento perfino della gestione del gioco dei mediani, anche se più di qualche perplessità ha destato la prova di Picone. La conferma in negativo è venuta dall'incapacità degli Azzurri di prevalere nell'uno contro uno. In altri termini, manca il fuoriclasse in grado di piazzare il K.O. quando la squadra crea i presupposti, soprattutto tra i tre-quarti. Troppo facile ricordare le due mete divorate da Canale a Cardiff e a Parigi, mete che avrebbero potuto cambiare il corso delle partite. Ora sotto con la Scozia, una squadra che ha segnato solo una meta in tutto il torneo - l'Italia ne ha messe a segno quattro ma, se Canale avesse dimostrato mani «francesi», virtualmente saremmo a sei - e che ha perso per infortunio l'ala Rory Lamont e il tallonatore Ross Ford, due dei suoi migliori. La vittoria colta dagli Highlanders nell'ultimo turno contro l'Inghilterra non tragga in inganno. Sul piano del gioco l'Italia si è dimostrata fin qui superiore, così come in molti fondamentali. Il rugby italiano vive un momento particolare. Nessuno ha mai chiesto miracoli a Mallett, ma una vittoria sulla Scozia è una base minima su cui continuare a costruire la sua Italia.