Gianfranco Giubilo ...

Del resto, difficile attendersi di più da una Roma dimezzata dalle comprensibili scelte di Spalletti in proiezione Champions League, anche i giocatori hanno dato la sensazione di voler centellinare le energie, di evitare i contrasti pericolosi, di avere insomma la mente rivolta altrove. Partita decisa dal gap innegabile in fatto di tasso tecnico, non hanno avuto bisogno, i fantasisti in giallorosso, di dar fondo alle loro risorse, qualche lampo sufficiente ad avvilire una rivale francamente mai vista così giù nelle ultime esibizioni. Festa per l'ennesimo traguardo del capitano, però i meriti vanno soprattutto all'attenzione dei due centrali di difesa, al crescendo di Aquilani, all'intraprendenza di Giuly, alla puntualità di Brighi, tanta sostanza. Sembra così strano, vedere Daniele De Rossi tirare il fiato. C'erano state altre occasioni di turnover perfino per il più presente dell'attuale pattuglia giallorossa, anche al livello della tremenda trasferta spagnola, segno che questo scontro con il Real riveste, per Spalletti, un'importanza del tutto particolare. Poi tutto secondo previsioni, è un inedito che il tecnico non abbia smentito, come puntualmente si verifica, le previsioni di cronisti che pure sono molto attenti. Del resto, non mi sembra che il Parma abbia appuntamenti di prestigio a metà settimana, così è almeno singolare che sulla panchina figurino, insieme, non soltanto gli omologhi Lucarelli e Bernardi, ma perfino Reginaldo. Squadra corta, quella di Mimmo Di Carlo, avrebbe preteso che la Roma esibisse la rapidità di movimenti e l'ispirazione delle giornate più felici. Tutto a lungo latitante, nonostante le promesse dell'avvio, il destro di Giuly appena fuori e poi il controllo mancato da Mancini, però in posizione non agevole. Ritmi non esaltanti, il Parma a guadagnare qualche angolo e un pericolo con Budan, diagonale respinto da Doni poi assistito da Ferrari. Soprattutto, molti errori romanisti in disimpegno, calcio ruminato, quasi mezz'ora prima del lampo improvviso: bella manovra sulla sinistra, interpreti Aquilani, Mancini e Tonetto, ma protagonista Bucci, goffo nella respinta a terra sul cross, per il piattone sinistro di Aquilani sotto la traversa, un applaudito ritorno al gol dopo sei mesi. Poi soltanto un brivido per una punizione di Gasbarroni che l'immobile Doni ha visto sfilare a fil di palo e tentativi giallorossi nello stretto, perfino un tacco di Brighi fuori repertorio, meglio un destro alto di Giuly, uno dei più assidui nel dettare i lanci. Di fronte agli stenti romanisti, molto collaborativo il Parma: per non essere da meno del suo portiere, Falcone ha esibito un'apprezzabile acrobazia per anticipare Panucci, autogol quando la ripresa era partita da sette minuti. Nella prevedibile girandola di cambi, significativi i battimani per Giuly e Mancini, non generosi i fischi per Esposito che avrebbe propiziato con un tacco geniale, il gol 202, bellissimo, di Francesco Totti. Da ringraziare, in precedenza, un guardalinee lince, non facile da vedere un tocco di mano di Castellini, in gol dopo l'uscita a vuoto di Doni. Finale stanco, il Parma già in viaggio verso i tortellini e il lambrusco della cena, c'è gloria anche per Vucinic in pieno recupero, comodo tap-in.