Da incubo, l'approccio della Roma al ...
Dal fondo classifica venivano le insidie per le prime della schiera, soltanto l'Empoli si è arreso: ma, più che alla vena appannata della capolista, alla sfortuna, sbagliando anche il rigore del pari. L'Inter ha giocato ancora una volta in dieci, fuori Vieira per plateale turpiloquio, il rigore decisivo era stato un regalo, ma a velocità normale era arduo stabilire che Vannucchi avesse colpito il pallone con la faccia, non con le braccia protese. Ancora una giornata di sofferenza per la giovane pattuglia di Collina, materiale corposo per le moviole serali, però è ridicolo evocare lo spettro della sudditanza: da San Siro è stata l'Inter a uscire in credito con la fortuna che governa i fischi arbitrali. Stavolta neanche il tifo romanista, non sempre sereno, può trovare attenuanti nella direzione di Dondarini, deve chiedersi come sia possibile non entrare mai in partita contro il Siena: che Beretta ha rigenerato, ma che annaspa in piena zona retrocessione. Tre gol, due pali, qualche salvataggio di un Doni per altro non sempre ineccepibile, una di quelle controprestazioni che nessun allenatore è in grado di spiegare. I distacchi attuali parlano di campionato chiuso, sempre che qualcuno volesse ostinarsi a ritenerlo ancora aperto. Senza esaltarsi, la Lazio corre verso le posizioni che la vigilia le assegnava, all'Olimpico lo spettacolo lo ha regalato Cassano, tra colpi di genio, piccole follie e atteggiamenti finali da Libro Cuore. Lui vale sempre il prezzo del biglietto. Ha chiuso la giornata il duello Champions di Firenze, meglio i viola per un'ora, poi Ancelotti ha pescato il jolly: dentro, con Emerson, il baby Pato, gol d'autore per una vittoria preziosa per la lunga rincorsa rossonera.