Alessandro Austini a.austini@iltempo.it Abbracci, calcioni, ...

E nessuno a Trigoria lo rimpiange. Il barese non fa nulla per caso: si mostra concentrato nel riscaldamento perché sa che le telecamere sono tutte per lui, poi entra in campo e abbraccia subito Bruno Conti. Ovvero il simbolo di una città e di una squadra che non lo ama più. Cassano ha voglia di strafare, di stupire. Si prende sempre il pallone a centrocampo e salta avversari a piacimento. O quasi: De Rossi, ad esempio, lo ferma con facilità. Non Mexes che è costretto a stenderlo con cattiveria e finisce subito sotto la doccia: evidentemente non si stavano simpatici quando erano compagni. Cassano non si accontenta, vuole il gol ma lo cerca senza troppa convinzione: ci va vicino solo con un tiraccio da fuori area. La Samp sembra in dieci, la Roma in dodici e il barese si innervosisce. Al punto da scalciare con violenza Tonetto che è un tipo tranquillo ma vorrebbe staccargli il collo per la rabbia. L'amico Mancini e Spalletti calmano le acque. Ti aspetti che il barese prenda il secondo giallo per saltare ancora il ritorno all'Olimpico e gli inevitabili fischi, e invece Mazzarri lo richiama in panchina. Cassano si ritrasforma in agnellino e a fine partita saluta tutti col sorriso. Totti lo aspetta martedì all'Olimpico: se accetta l'invito, un altro show è assicurato.