Arbitri nella bufera: troppi errori, campionato falsato
Si riparla con insistenza di favori, di errori «in una sola direzione», di sudditanza psicologica. Una volta per i bianconeri della triade, oggi per i nerazzurri di «papà» Moratti. Certo, ci sono dati di fatto. Nelle ultime due gare un'Inter in evidente difficoltà contro due squadre minori ma toniche e battagliere come Siena e Parma ha ricevuto più che un sostegno dagli arbitraggi di Girardi e Gervasoni che hanno concesso due rigori a dir poco dubbi alla banda Mancini negandone altrettanti sicuramente più evidenti ai loro avversari. E il sospetto di un ritorno all'eccessivo «rispetto del più forte» si rafforza osservando che l'Inter nel girone d'andata ha avuto sette rigori a favore e uno soltanto contro. Con tutto il rispetto per la forza d'urto della compagine milanese, che i falli in area se li va a guadagnare con i suoi pezzi da novanta, lo squilibrio di valutazioni c'è e risalta dai numeri. La teoria difensiva della classe arbitrale ruota attorno a un concetto espresso ieri dal presidente dell'Aia, Cesare Gussoni. Gli arbitri possono anche sbagliare ma se lo fanno non è certo per malafede o sudditanza psicologica. Casomai, si tratta di errori che possono capitare in un momento di profondo ricambio generazionale in un settore decimato da calciopoli. «Il campionato secondo me si è avviato bene - dice Gussoni - ma la situazione è particolare: nel calcio ci sono il nervosismo e la rissosità di tutto il paese ma qui stiamo andando oltre le righe. Noto una particolare acrimonia nei confronti degli arbitri. Con il rinnovo dopo la "decimazione" di Calciopoli si sono persi anni di esperienza perchè c'è stata la sospensione di cinque elementi di spessore». Gussoni mette in chiaro che «errori ce ne sono stati, ma non vedo perchè debba esserci per forza la malafede. E la sudditanza psicologica non esiste, se ci fosse me ne accorgerei e tornerei subito al mio orticello. Chiariamolo bene: non ci sono favoritismi, e pensarlo vuol dire recare un'offesa a gente che ha cercato di voltare pagina». In ogni caso nella categoria errori non può essere catalogata la decisione di Gervasoni di concedere all'Inter il penalty contro il Parma, per un fallo di mano (molto dubbio) da parte di Couto. «E che sarebbe successo se il rigore non fosse stato dato? - si chiede Gussoni - Sarebbe stato comodo per tutti... Ma con ogni probabilità se fossi stato in campo quel rigore l'avrei fischiato anch'io. Lasciamo questi ragazzi liberi anche di sbagliare e piano piano, il loro bagaglio aumenterà. In questa stagione su 187 partite del campionato giocate fino ad oggi, 37, quindi il 20%, sono state dirette da arbitri al loro secondo anno di serie A, e non era mai accaduto prima. Un uomo con un'esperienza di sole dieci partite in A può essere più facilmente indotto all'errore o ingannato da un cascatore».