Fabrizio Fabbri È finita come, ...
La Virtus ha lottato, è stata brava a non naufragare, a rientrare per due volte a -6, senza mai però riuscire ad inquadrare la tostissima avversaria. Che oggi ha più panchina, più chimica, più gioco. L'avvio è stato molto simile ad un sequel del film dell'orrore visto a Clermont Ferrand con una Virtus molliccia, senza nerbo né idee di fronte alle giocate degli avversari. Che non si sono certo fatti pregare e hanno piazzato un 13-0 che s'è abbattuto su Roma con la violenza del ceffone. È stato Stefansson, in dubbio alla vigilia per un problema ad una spalla, a realizzare i primi 3 punti dopo oltre 4'30" di gioco, a dimostrare tutte le difficoltà di un gruppo in balia di se stesso e della fisicità della difesa avversaria che, come legge non scritta del basket recita, ha trovato alleati negli arbitri pronti a sanzionare ogni minimo contatto e a sorvolare su body-check, spintarelle e quant'altro di Siena con la Virtus. Roma ha messo sulle spalle falli e di conseguenza regalato quei liberi che hanno pesato come un macigno. La Lottomatica, tramortita dall'avvio toscano ha avuto però il merito di riuscire a tirarsi fuori dalle secche del tracollo anticipato. Repesa, ruotando, ha trovato la chimica giusta ridando il campo ad Ukic e trovando nell'inedita coppia di lunghi Daniels- Bagnoli quella che meglio s'è opposta alla fisicità dei padroni di casa. Così la Virtus è arrivata al -6 (36-30) giocando anche il pallone per avvicinarsi ulteriormente prima che Kaukensa desse nuovo vigore ai padroni di casa che hanno chiuso al 20' sul 43-34. Roma, ritrovando la regia di Ukic e appoggiandosi alle soluzioni di Ray è arrivata ancora a - 6, 52-46, tirando con il regista croato addirittura per il - 3. Ma è stata l'ultima fiammata. Roma in un minuto ha regalato palloni e partita ad i padroni di casa che non si sono fatti pregare per l'allungo decisivo. Siena oggi è lontana. Ed è difficile capire come giovedì si possa mettere paura al Panathinaikos in Eurolega.