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In campo col lutto nel cuore

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Purtroppo, Cesare doveva fronteggiare un problema familiare doloroso, la malattia della moglie Manuela. Scelta umana, la sua, la Roma ne ha recepito il desiderio di non allontanarsi dalla compagna della vita, magari alla spallata decisiva per il distacco non erano estranei i persistenti malumori di uno spogliatoio inquieto, di fronte ai quali la società aveva stentato a privilegiare il rigore. Cesare meritò il massimo rispetto al momento della sua sofferta decisione, merita ora l'affetto più caloroso non soltanto dei suoi discepoli, ma di tutto il tifo romanista, stretto a lui in questo doloroso momento. Una nota triste, a segnare la vigilia di un altro degli appuntamenti decisivi che la Roma è chiamata, in questo periodo, ad affrontare quasi senza soluzione di continuità, anche se il calendario aveva promesso una tregua sostanziosa. A Kiev, in una partita che le condizioni ambientali rendono delicata al di là del valore della cenerentola del girone, la Roma non può pensare alla difesa di un pari teoricamente utile, non rientrano nei suoi dati genetici né la barricata, né la vocazione a cedere l'iniziativa ai rivali. Tuttora in emergenza, Spalletti darà probabilmente fiducia agli undici reduci dall'impresa di Marassi, soluzioni tattiche forzatamente fuori dagli schemi abituali: Vucinic non garantisce le sponde e gli scambi stretti che sono patrimonio di Totti, ma la sua progressione negli spazi può risultare preziosa. Tifo obbligato per il Manchester United, la corsa è sui portoghesi. Penultimo turno della prima fase di Champions importante anche per l'Inter, che vuol rendere al Fenerbahce la pariglia dopo la bambola di Istanbul. Dovrebbe farcela.

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