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Paolo Bonelli L'arbitro è una parte ...

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Chiunque vi fornirà una risposta di questo tipo, a meno che non abbiate rivolto la domanda a un giocatore di frisbee. Nella variante a squadre del gioco del frisbee, l'Ultimate, c'è infatti di tutto: regole precise, due formazioni che si fronteggiano, elementi presi dal football americano e dalla pallacanestro, agonismo. Quello che manca, però, è appunto l'arbitro. E non solo nelle partitelle di allenamento o in quelle organizzate al parco e in spiaggia tra amici, ma anche nella coppa del mondo. Il personaggio più antipatico a sportivi e spettatori, nel frisbee viene sostituito da un elemento decisamente più nobile: Spirit Of The Game per gli statunitensi, spirito del gioco dalle parti nostre, sportività o fair play per farci capire. In questo sport, si è arrivati alla semplice quanto geniale conclusione che se nessuno infrange le regole è inutile mettere una persona a segnalare le violazioni. A ulteriore conferma di come tutto fili liscio anche senza controllo, nel regolamento dell'Ultimate non è previsto alcun tipo di sanzione per chi si macchia di una scorrettezza, proprio perché non esistono giocatori scorretti. Lo sport in questione, inoltre, di regole ne prevede parecchie. Nato negli Usa alla fine degli anni '60, l'Ultimate è praticato in ben 62 nazioni sparse nei cinque continenti. In Italia il campionato è controllato dalla Federazione Italiana Flying Disc, che conta 371 affiliati e tanti appassionati. Si gioca 7 contro 7 (cinque contro cinque nella versione su sabbia - beach ultimate) in un rettangolo di gara lungo quanto un campo da calcio ma largo circa la metà. Lo scopo è portare il disco nell'area di meta avversaria, attraverso lanci tra un giocatore e l'altro, senza muoversi mai con il disco nelle mani. Non è consentito alcun tipo di contatto fisico e l'incontro termina quando una delle due squadre arriva a 19 punti oppure allo scadere del tempo massimo. Nessun contatto ma tante prese spettacolari, tuffi e virtuosismi. Mai però come nell'altra disciplina, il freestyle (stile libero), che fa delle acrobazie la sua essenza: formazioni di due o più giocatori si esibiscono davanti a una giuria eseguendo «routine» di qualche minuto consistenti in lanci, prese e movimenti che sfidano la gravità. Vince, insomma, chi più stupisce.

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