Bodiroga fa i conti con il passato
L'ex giocatore, ora dirigente della Virtus, contro la sua squadra del cuore
Poi ho preso un'altra strada, ma questi colori per me rimangono una cosa importantissima». Roma l'ha adottata. Che differenze ci sono tra le due città? «Gli abitanti sono simili. Anche quelli di Belgrado sono aperti, pronti ad accoglierti, come quelli di Roma. Per questo mi sono affezionato alla vostra città. Oltre al progetto del Presidente Toti a convincermi a rimanere è stato il calore della gente. Io e la mia famiglia ci siamo sentiti e ci sentiamo a casa nostra». Per vincere alla Pioner Arena servirà una piccola impresa. «È un campo dove il pubblico non è solo il sesto uomo, ma il anche il settimo e l'ottavo. Il Partizan è l'orgoglio della città e la gente lo segue con calore. Per passare dovremo giocare concentrati fin dal primo minuto, cercando di limitare al massimo gli errori. Partire male come a Milano sarebbe delittuoso». Soddisfatto di questa prima parte di stagione della Virtus? «Sì, le cose stanno andando abbastanza bene e potranno migliorare quando recupereremo tutti i nostri infortunati. Potevamo avere due punti in più in Europa, penso ad Atene e Madrid, ma se riusciremo, in una delle trasferte che del girone d'andata, a raccogliere un successo saremo in linea con le attese». Parlava di infortunati. Daniels e Bagnoli sono vicini al rientro. E Drejer? «I primi due sono ormai pronti a tornare a disposizione di Repesa e questo allungherà le rotazioni. Drejer invece sembra essersi convinto ad effettuare una artroscopia alla caviglia che lo tiene fermo. Speriamo che la cosa sia risolutiva». Sempre convinto della bontà della scelta di Allan Ray? «Come avevo detto in estate bisogna attendere che il ragazzo, che tra l'altro è molto giovane, si adatti alla nuova realtà di vita e ad un basket diverso. Ma lui è pieno di volontà. A Milano ha lottato, preso rimbalzi, fatto anche il playmaker. Dimostra ogni giorno di avere le caratteristiche giuste per questa squadra. Sono sempre più convinto che abbiamo scelto il giocatore giusto». Torniamo al Partizan. Ogni anno sforna un paio di giovani dal grande avvenire. «È una politica che vorrei diventasse anche quella della Virtus. I campioni vanno costruiti in casa, avendo pazienza ed il coraggio di investire quando sono molto giovani. Sono soldi che poi rientrano quando i ragazzi si affermano, attraverso i buy-out. È l'unico modo per provare a competere con i grandi club russi, spagnoli e greci».