Paolo Avesani Dodici ragazze, ...
Un successo che premia un gruppo passato tra mille difficoltà e che l'anno scorso ha avuto il coraggio di rischiare il tutto per tutto «mandando a casa» - per palese incompatibilità - il proprio coach (Marco Bonitta n.d.r.) alla vigilia del Mondiale, esponendosi alle conseguenze che la storia avrebbe potuto portare con sé. E, invece, dopo il quarto posto della competizione iridata, sono arrivati i trionfi del 2007. Un campionato Europeo vinto in «pompa magna», senza perdere una gara, e una Coppa del Mondo che ha stupito pubblico e addetti ai lavori. Le ragazze si sono compattate, strette intorno a loro stesse e ad un allenatore che le ha sapute valorizzare e fondere in una squadra vincente. Il gruppo ha capito e ci ha messo del suo. Ha accettato le scelte, compresa quella di ritrovarsi in casa un fenomeno vivente come Taymaris Aguero. Una che ha avuto la forza di scendere in campo contro il suo passato (Cuba n.d.r.), perché «il mio cuore è per metà italiano, nel vostro paese ho deciso di vivere, insieme a mio marito ed alla sua famiglia». La Nazionale ha mostrato la sua crescita, la sua maturità, la sua voglia di vincere. A testimoniarlo ci pensa coach Barbolini. «La squadra ha dimostrato di avere una mentalità ed una condizione capaci di far superare le difficoltà e di non cedere niente sino alla fine». Così, una stagione che doveva essere quella «in cui gettare le basi per l'anno olimpico, si è trasformata in una marcia trionfale durante la quale abbiamo vinto gli Europei e la Coppa del Mondo». Ventuno vittorie consecutive sono il segno di una squadra granitica. Un gruppo a cui non importa chi sia l'avversario e che, a prescindere da chi va in campo, funziona come un orologio, gioca una pallavolo fantastica, ha la grinta di chi ha imparato a vincere; quella che, come dice il capitano Lo Bianco, «ti porta a cercare le cose più difficili ed andare oltre la tecnica». E la migliore dimostrazione l'ha data il campo. Se alla vigilia qualcuno avesse detto che la Nazionale avrebbe giocato le ultime tre partite della Coppa, quelle decisive, senza il suo capitano, con la squadra affidata alla regia della seconda palleggiatrice Ferretti, qualcuno si sarebbe preoccupato. Il tabellino, viceversa, ha fatto registrare tre 3-0 per l'Italia, nei confronti di Brasile, Cuba e Usa. E, alla fine, arriva il momento delle dediche. «Per una volta - dichiara Antonella Del Core - voglio essere egoista e dedicare la vittoria a me stessa, ho lavorato tanto per tornare in azzurro». Si chiude con il capitano: «Questa medaglia la dedico alla mia famiglia, alle mie compagne ed allo staff della nazionale».