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Gianfranco Giubilo Dopo la ...

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Non ha mai vinto, l'Italia, sul campo della Scozia, anche se il dato statistico è poco rilevante, perché i precedenti sono appena tre, due pareggi e quella sconfitta maturata con una rete finale di Greig nella fase di qualificazione al Mondiale inglese del 1966, che avrebbe prodotto l'onta nordcoreana. A questa sfida che ha valore decisivo l'Italia è giunta trascinandosi il peso non tanto della sconfitta in Francia, accettabile, quando del pari interno con la Lituania nella partita di esordio del girone. Non particolarmente significative le tante vittorie a seguire prima del deprimente pari bianco di San Siro con i francesi: un po' per il modesto livello delle rivali di turno, un po' per l'evidente renitenza al decollo del gioco espresso dai nostri bravi ragazzi. Con moduli variabili e talvolta contraddittori, con interpretazioni individuali non sempre impeccabili, anche per problemi di adattamento a ruoli desueti, esemplare il caso Del Piero. Non ha confortato i piani di Roberto Donadoni, il selezionatore malinconico, la imprevedibile impresa di McFadden e soci al Parco dei Principi, stadio per molti versi nefasto per la Francia. Con i transalpini oggi a riposo, ma in grado di prendersi tre punti a casa di un'Ucraina del tutto demotivata, la qualificazione è diventata un fatto a due tra la Scozia e l'Italia. Azzurri sicuramente più talentuosi, ma alle prese con un confrronto reso arduo ed equilibrato dallo slancio degli Highlanders e dall'impatto con il maestoso Hampden Park. Certo, sul piano tecnico il confronto sembra improponibile, difficile che gli onesti McFadden e Miller possano indurre al terrore una difesa campione del mondo. Non so spiegare la rinuncia a De Rossi, che nel gioco aereo avrebbe offerto garanzie: importanti in previsione dei palloni che spioveranno, a getto continuo o quasi, nella nostra area di rgiore. Ma Donadoni ritiene che il romanista sia incompatibile con Pirlo: peggio per lui, meglio per la Roma che di questi tempi non può rischiare ulteriori problemi fisici di durata indefinita. Tridente in attacco, con dubbi, ma Camoranesi ha attitudini diverse da quelle di Iaquinta, in difesa Barzagli centrale e Panucci esterno, insomma atteggiamento non proprio d'assalto, anche se la difesa a oltranza non appartiene alle propensioni di questo gruppo. Un pari vale il passaporto europeo, attenzione a non ripoetere l'esperienza della grande Inter sul campo del Celtic in una lontana Coppa dei Campioni, quando Carosio in radiocronaca, quasi allo scadere, mestamente commentò, dopo avere celebrato la barricata nerazzurra: «E ci scappa il golletto!». Per la cronaca, di Gemmil, un difensore.

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