Ferrari, rivoluzione annunciata
Sembra una rivoluzione ma non lo è. E' soltanto l'ultimo step di quel processo di continuo sviluppo ispirato al principio della «stabilità dinamica», il faro gestionale che ormai da oltre un decennio illumina la rotta della Ges. Domenicali ha infatti imparato il mestiere sul campo, affiancando Todt da prima ancora che si aprisse la fortunata stagione di Schumacher e di Ross Brawn. Oltre che di regolamenti - dei quali è un maestro - egli si è occupato via via di logistica, di staff management, di marketing, di rapporti con gli sponsor e con l'autorità sportiva, accumulando strati su strati di know how ed esperienza, fino a farsi crescere una corazza da autentico numero 2 del team. Con in più la capacità di essere sempre sorridente, sereno, disponibile e bravo a comunicare. A convincere l'Azienda che era ormai maturo per sostituire in tutto e per tutto il maestro è stato proprio il modo in cui il team è venuto a capo di questa pazzesca stagione 2007. Andati via insieme due pilastri come Schumi e Brawn, Todt, ormai proiettato nella superiore dimensione di Amministratore delegato dell'intera Ferrari S.p.A., aveva dovuto un po' a malincuore conservare ad interim l'incarico di Direttore della Ges proprio per fare da ombrello a Domenicali. Il trionfale esito del Campionato del Mondo ha confermato che, superate le difficoltà di messa a punto iniziale, la nuova organizzazione è in grado di funzionare a meraviglia. E la nomina ufficializzata ieri non fa che consolidare questa meravigliosa realtà tutta italiana. Accanto a Domenicali, infatti, rafforzano il proprio ruolo anche altri tre quarantenni che la Ferrari s'è cresciuta in casa, a Maranello, tre ingegneri che il mondo ci invidia: Mario Almondo, che diventa Direttore delle Operazioni, Aldo Costa, Direttore Tecnico, e Gilles Simon, Direttore del reparto Motori. Costa viene in realtà dalla Minardi e Simon dalla Peugeot, ma quando vennero inquadrati dall'occhio lungo di Todt erano poco più che neolaureati sbarbatelli. Se ci aggiungiamo Luca Baldisserri, l'uomo che dirige le operazioni in pista, siamo al coronamento dell'antico sogno di Montezemolo: trapiantare in Italia il seme della moderna F1 britannica, sconosciuto fino a meno di 20 anni fa, e coltivarne la variante nazionale fino a renderla migliore della pianta-madre. Rispetto alle previsioni la notizia del rinnovamento è stata comunicata con qualche settimana di anticipo. Il che va probabilmente messo in relazione con l'annuncio che l'ha preceduta di appena mezzora: la nomina di Ross Brawn a capo della balbettante Honda. Annuncio che aveva esplicitato la definitiva sconfitta di chi tanto si era dato da fare per riportare Brawn in Ferrari nell'errata convinzione che si potesse riscaldare una minestra resa invece definitivamente non commestibile dal caso-Stepney e dalla spy story che ne era scaturita.