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Diritti tv: passa il decreto ma la B non ci sta

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Tramonta la stagione della vendita soggettiva dei diritti tv, per tornare, a partire dal 2010, alla vendita collettiva, o come in viene chiamata nel nuovo decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri, alla «contitolarità dei diritti audiovisivi». Il decreto dovrebbe chiudere una fase di polemiche spesso molto aspre, anche se resta preoccupante il nodo della serie B che chiede più risorse. «Mi auguro che nei prossimi giorni in Lega ci sia la possibilità di una composizione accettabile delle parti. Ma il problema della B non nasce da oggi, e soprattutto non nasce con il nostro decreto», è il chiaro messaggio della Melandri al presidente Antonio Matarrese, «sfiduciato» dai club della serie cadetta, sempre sul piede di guerra. «Non finisce qui - annuncia la Melandri - ora lavoreremo ad altri due obiettivi: una nuova normativa sul merchandising e un programma per la ristrutturazione e la privatizzazione degli stadi». Dopo il «pacchetto» sicurezza adesso quello sul sistema radiotelevisivo, che fa gola a tutti visto che ogni anno distribuisce tra gli 800 e i 900 milioni di euro all'anno. Nella conferenza stampa «operativa» nella sede del ministero delle Politiche giovanili e Attività sportive, la Melandri ha illustrato nel dettaglio gli aspetti salienti del decreto (l'esame definitivo è previsto a gennaio dopo il passaggio alle commissioni parlamentari). Al di là della ripartizione degli introiti, secondo lo schema delle quote del 40-30-30, la novità è l'istituzione di una Fondazione per la mutualità ispirato al modello inglese, ma con criteri ancora più privatistici e composto da 12 membri con maggioranza della Lega, oltre a rappresentanti di Coni, Figc, Fip e Lega basket. Da qui al 2010 cosa accadrà? «Dall'approvazione del decreto i club hanno 60 giorni di tempo per definire le quote». Servirà molto buonsenso per un compromesso che accolga le richieste di tutti, o perlomeno della maggioranza. Nell' immediato resta lo scoglio della serie B.

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