Alessandro Austini a.austini@iltempo.it Terza in ...
Da Lisbona la squadra riporta un pareggio che vale oro: per entrare tra le 16 grandi d'Europa basterà una vittoria nelle prossime due gare. Insomma, quella carambola sul tiro di Pizarro che ha steso lo Sporting «è un episodio che ti può cambiare in positivo una stagione», come ha sottolineato il ds Pradè. Tutto vero, ma Spalletti non può dimenticare quanto era accaduto prima del 2-2, quando la Roma, ancora una volta, era sembrata una lontanissima parente della squadra brillante e divertente di inizio stagione. Difesa distratta, baricentro troppo basso e, soprattutto, palese difficoltà dei «panchinari» scesi in campo di sostituire degnamente chi era rimasto a Trigoria. I gol incassati stanno diventando un problema sempre più evidente: venti tra campionato e Champions su quindici partite giocate. Decisamente troppi per una squadra che aspira al vertice. In serie A hanno fatto peggio solo Cagliari, Reggina, Parma e Livorno. «Ma ora non creiamo un caso-difesa. Da dopo la gara con la Juventus - l'analisi di Juan - è come se fossimo più esposti dietro, però abbiamo i mezzi per poter far bene». Ciò che allarma di più è il modo in cui la Roma riesce sistematicamente a farsi male da sola: lo Sporting ha pareggiato grazie a un pasticcio colossale della difesa giallorossa e avrebbe segnato un altro gol su gentile concessione di Doni se l'arbitro non lo avesse annullato. E sono solo gli ultimi due errori di una lunga serie. Al periodo di appanamento di Mexes, si aggiungono le recenti distrazioni del portiere e di Juan, impeccabili fino a Empoli. Poi ci sono gli infortuni, troppi e con recuperi spesso più lenti del previsto. Il caso Totti è il più evidente. Panchina non all'altezza, dunque. Un mercato scoppiettante aveva fatto credere a Spalletti che quest'anno gli inevitabili infortuni non avrebbero inciso come l'anno scorso. Invece, puntualmente, appena sono mancati i vari Totti, Taddei e Aquilani la squadra ha perso moltissimo. Vucinic è tornato presto a far rimpiangere il capitano («mi serve un altro gol per sbloccarmi» dice il montenegrino), i tanti esperimenti del tecnico per sostituire l'«uomo dell'equilibrio» Taddei hanno creato più confusione che vantaggi e lo stesso Perrotta ha giocato troppe volte «sopra» una pubalgia che lo tormenta da tempo. In più, Cicinho, Giuly, due «rincalzi» eccellenti, hanno fornito uno scarso contributo alla causa. Per non parlare di Esposito, frenato da problemi fisici. Meglio guardare la classifica, allora, sia in campionato che in Champions. E la casella dei gol realizzati: il migliore attacco in serie A con 25 centri, oltre ai 6 in Europa. Nonostante tutto la Roma c'è, segna con continuità e dopo la sosta ritroverà un certo Totti (e gli altri infortunati) pronto a riprenderla per mano. Scusate se è poco.