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Gibilisco torna all'inferno: addio Pechino

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Considerati i due mesi di stop preventivo già scontati, Gibilisco si trova davanti ancora ventindue mesi di squalifica. E dice addio alle Olimpiadi di Pechino. L'udienza, tenutasi ieri mattina presso gli uffici dello stadio Olimpico di Roma, è stata necessaria a seguito del ricorso presentato dalla Procura antidoping dopo la sentenza della Commissione di appello della Fidal, che il 12 settembre aveva assolto l'atleta. Gibilisco aveva fatto ricorso contro la sentenza della Commissione giudicante che il 18 luglio lo aveva squalificato proprio per due anni. Sorpreso ma non del tutto l'ex campione del mondo e bronzo olimpico del salto con l'asta: «Accetto questo verdetto con molta serenità - le sue parole - anche se non è facile pensare un futuro agonistico in queste condizioni. È stato un confronto duro, ancora una volta ho sentito parlare di frode, di mancanza di lealtà e di colpe che non mi appartengono. Non mi sono mai dopato e continuo ad essere accusato ingiustamente. Probabilmente il mio carattere impulsivo non mi ha aiutato». Secondo il capo della Procura antidoping del Coni Ettore Torri la squalifica di due anni inflitta dal giudice di ultima istanza a Gibilisco può servire da esempio per i giovani anche se alla fine, lo stesso Torri, ha spezzato una lancia a favore della difesa: «Anche le loro argomentazioni avevano un valore - ha dichiarato - soprattutto per l'osservazione riguardante l'eccessività della pena: viene equiparato l'uso al tentato uso, magari non concretizzato». Solo nei prossimi giorni l'astista siciliano deciderà se rivolgersi al Tas di Losanna.

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