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Sui diritti tv tutti parlano a sproposito

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Per evitare equivoci voglio chiarire che non è un problema di destra o di sinistra. La criminale decisione di stabilire che i diritti tv dovessero essere soggettivi la prese il governo D'Alema ma quello che è venuto dopo, pur avendone la possibilità, non l'ha modificata. Il modello che l'attuale governo vorrebbe realizzare prevede un 50 per cento da dividere in parti uguali, un 25 per cento in base ai meriti sportivi (suppongo classifiche dei campionati precedenti) ed un altro 25 per cento in base al bacino d'utenza. In apparenza sembrerebbe uno schema accettabile, in realtà modificherebbe certamente in meglio ma in modo non sufficiente la situazione attuale. I meriti sportivi sono stati determinati proprio dalla differenze economiche che i diritti tv hanno dilatato oltre il lecito, infine sul bacino d'utenza si può discutere se come prodotto televisivo Juventus-Empoli vale di più o di meno di Empoli-Juventus (la risposta è ovvia, Empoli-Juventus è molto più interessante). Il paziente lettore dovrebbe già sapere come la penso. Dovremmo copiare chi il problema (quello del rapporto tra sport e televisione) lo conosce meglio di noi ma io dubito che ci sia un solo consigliere di Lega, per non parlare di un ministro o di un sottosegretario, che conosca come funziona negli Stati Uniti il contratto tra le televisioni e la National football league. Che stabilisce come le risorse vadano divise in parti esattamente uguali, altro che modello inglese! Purtroppo ci mancano sia la cultura che le conoscenze per arrivare ad una soluzione ottimale. Prendete il caso della serie B, i cui diritti non li vuole nessuno. Si spera che l'auspicabile qualificazione dell'Italia per l'Europeo determini il passaggio di alcune risorse da Sky alla Rai in cambio di qualche partita e consenta quindi al servizio pubblico di spendere qualche spicciolo per la serie B. Come se tra i due problemi ci fosse qualche collegamento.

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