di ALESSIO MORIGGI CAMPIONE del Mondo.
Due anni fa in Canada scoprì di essere il più veloce di tutti, ieri lo è stato al pari di Brent Hayden, per un oro ex aequo che non gli impedisce di accomodarsi tra i grandi della storia del nuoto. Come Matt Biondi e Alexander Popov, Filippo Magnini ha avuto la forza, il coraggio e la classe per ripetersi, per vincere ancora e guadagnarsi un pezzetto di immortalità. Filippo Magnini è giovane e può fare ancora tanto, ma già da ieri si è assicurato un posto d'onore nella memoria di questo sport. Alla «Susie O'Neill Pool» la finale dei 100 sl inizia nella camera di chiamata. Il brasiliano Perreira ripete di continuo il segno della croce, Van Den Hoogenband sistema nervosamente cuffia e occhialetti e mentre Schoeman fissa un punto chissà dove davanti a sé, c'è chi ascolta musica e chi si scalda un po'. Poi c'è Magnini. Asciugamano intorno al collo, cuffia dorata d'ordinanza e la ricerca di una concentrazione che sia assoluta. Passa un attimo, lungo una vita, e sono tutti sui blocchi, fine dei rituali e via i porta fortuna: c'è la gara. All'uscita dopo il tuffo l'americano Lezac è davanti, dietro sono tutti lì e per quantificare i distacchi bisogna attendere il passaggio cronometrico ai 50. Pippo fa 23''24, settimo, un decimo in più rispetto al passaggio di Montreal che propiziò quello storico 48''12. In testa Perreira tocca primo, quindi Lezac, poi Sullivan ma tutti sanno di cosa sia capace Re Magno nella seconda vasca. Comincia un'altra gara. L'azzurro respira dalla parte dell'americano e capisce subito di poterlo rimontare, i sudafricani sembrano fuori, così come VDH ma non come Hayden e Sullivan, veloci e battaglieri. Si arriva in zona Magnini, gli ultimi 10m, e ci si aspetta quella zampata che stacca tutti, e invece per liberare la felicità bisogna attendere il tabellone, che dice 48''43, stesso crono per Pippo e per Hayden. Un oro condiviso ma comunque un oro. «L'oro è un onore, una gioia immensa — dice l'azzurro a fine gara — rivincere mi trasmette sensazioni strane, diverse dal successo di Montreal. Lì ero la sorpresa. Qui tutti mi aspettavano e sembrava che la vittoria fosse dovuta. Inoltre sapevo di non essere al cento per cento e lo si è visto negli ultimi metri, dove ero morto». Alexander Popov, il più forte di sempre, gli ha messo l'oro al collo, ed è stata un'altra grande soddisfazione: «Avrei voluto dirgli tante cose ed invece sono riuscito solo a ringraziarlo. Ci siamo guardati negli occhi e in quello sguardo ci siamo detti tutto». Su quel gradino del podio, il più alto, ha dovuto fare spazio a Brent Hayden ma non deve avergli rovinato la giornata più di tanto. Bronzo a Sullivan, dietro all'insolita coppia di soli 4 centesimi. In rigoroso ordine alfabetico si deve attendere l'inno canadese prima di intonare quello di Mameli. Era la prima volta in questi Mondiali e speriamo che non resti l'ultima. Oggi abbiamo Facci e Bossini che, Kitajima permettendo, possono provare la grande impresa. Poi ci sarà la Filippi, finalmente nelle sue gare, e poi ancora Marin nei misti. Insomma, quando sembra che i mondiali volgano al termine, li riscopriamo ancora lunghi e impegnativi, ci godiamo la grandezza del nostro Magnini sperando di risentire l'inno di Mameli.