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Nel ritiro della Nazionale continua a tenere banco l'assenza del capitano romanista

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L'Italia sta con Totti

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Eppure i problemi non mancano: la Scozia da battere a tutti i costi e Donadoni in bilico tanto per fare due esempi. Non c'è verso. La presenza «spirituale» del capitano romanista continua ad aleggiare nel clan azzurro. I presenti a Coverciano avvertono disagio davanti alla questione. Anche se tutti cercano di stemperare, smussare, persino metterla sulla battuta. Come Gianluigi Buffon: «Aspettiamo che lo svitino» ha detto il portiere juventino. «Scherzi a parte, mi pare che lui sia stato chiaro: non tornerà finchè non farà l'operazione per togliersi la vite nella gamba». Poi, stimolato sulla malinconia di Del Piero, il portiere juventino si lascia scappare una mezza ammissione: «In campo siamo tutti uguali in campo. Ma poi non è neppure tanto vero. Chi ha una presenza in Nazionale non è come chi ne 120. Quando uno ha tanti anni con una maglia ed esperienza ci può essere qualche accorgimento in più nel comunicare certe cose». Tornando a Totti, Massimo Oddo ha sfoggiato gran diplomazia. «Francesco - dice l'ex laziale - è giustificabile, lui conosce se stesso come nessun altro e la sua scelta va rispettata. Se ha detto che non può reggere più gare di seguito c'è da crederci e ha preferito che venisse dato più spazio a quelli al momento possono dare di più». A chi gli ha fatto notare che attualmente Totti è capocannoniere e sta facendo grandi prestazioni e che nella prossima Roma-Milan lui sarà fresco, Oddo ha risposto: «Evidentemente in campo non si vedono i problemi che ha. Comunque in una simile situazione bisognava essere chiari e lui lo è stato: ecco perchè il suo comportamento non lo considero una mancanza di rispetto». Gianluca Zambrotta taglia corto: «Mi pare che lui e Donadoni si siano parlati e chiariti com'è giusto che sia visto che sono affari loro». E Totti che dice? Per il momento preferisce non immischiarsi più di tanto. Ieri, dopo l'allenamento con la Roma, ha portato la coppa del mondo al Gran Teatro di Tor di Quinto. Con lui c'era Peruzzi, a margine di un concerto organizzato dalla polizia di stato contro la violenza nel calcio. Anche il portiere laziale ha detto la sua sul rapporto tra Totti e la Nazionale. «Sono affari suoi. È un grande campione e magari giocasse con l'Italia. Ma è una cosa tra lui e Donadoni». A Tor di Quinto c'era anche Claudio Lotito nei panni del «professore». «A Roma e Lazio dò 9, all'Inter 10. Il matrimonio della Sensi? È vero, ci andrò». Totti aveva già affidato i suoi pensieri a Tv7, ripercorrendo le tappe del Mondiale tedesco. Tanti elogi a Lippi, nessuno a Donadoni. «L'ex ct per me in nazionale è stato importante - ha detto il capitano romanista in un' intervista che andrà in onda stasera alle 23 su Raiuno - avere un rapporto di fiducia con il tecnico è fondamentale. Lippi mi venne a trovare in clinica il giorno dopo l'operazione, fu il primo. Mi disse: "credo in te, tu devi essere con noi al Mondiale per vincerlo". Ecco, è troppo importante, dal punto di vista umano e non solo, trovare un allenatore che abbia una tale fiducia in te». A Donadoni probabilmente saranno fischiate le orecchie. «Con lui - spiega per l'ennesima volta Totti - ho parlato subito dicendogli che sarei tornato a disposizione dopo essermi tolto le viti dalla caviglia infortunata». Concetto chiarissimo, ma non per tutti. «So che qualsiasi cosa faccio, nel bene e nel male, è un casino, il mio nome è sempre un problema. Ma non mi interessa: io penso a me stesso, a far bene quel che devo. E rispetto chi mi rispetta. Dopo l'operazione dicevano che ero finito, che zoppicavo. Per fortuna ho un carattere forte, quelle critiche mi hanno spinto a mostrare che era il contrario. Ma non è stato facile: quella forza di carattere si ottiene solo crescendo, con la maturità». In chiusura, l'aneddoto più divertente. «Mia suocera vigilessa? Attorno a lei c'è una folla di automobilisti che le chiede un autografo mio o di Ilary... ». [email protected]

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