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MILANO — «Non ne ho proprio voglia».

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D'altronde, l'argomento non è certo dei più felici, visto che nella sede dell'Inter il 14 marzo è arrivata una busta contenente un bossolo e dei pallini da fucile da caccia, oltre ai consueti insulti. Da quando le è stato assegnato lo scudetto a tavolino, la corrispondenza quotidiana della società nerazzurra comprende minacce di ogni tipo. Ma un proiettile non si era mai visto. Gli investigatori le ritengono minacce «di profilo molto basso». E sanno bene che lo scudetto della scorsa estate ha portato a un deciso aumento di ostilità nei confronti dell'Inter. Quando è stata aperta la busta, proveniente dal centro smistamento postale di Firenze, nella sede di via Durini i pallini da caccia sono caduti dappertutto. E il bossolo di un proiettile a salve calibro 8, oltre a un foglio formato A/4 con minacce per Moratti e i suoi figli, Guido Rossi, Roberto Mancini, Gabriele Oriali e famiglie hanno dato la conferma che non si trattava di un messaggio di auguri. Inevitabile, quindi, rivolgersi alla Polizia e il sostituto procuratore di turno ha aperto un fascicolo sull'episodio. Che non ha certo contribuito ad aumentare la serenità di Moratti, già coinvolto in settimana in un diverbio con un tifoso bianconero. Il presidente nerazzurro ha ricevuto ieri mattina la telefonata del commissario straordinario della Federcalcio, Luca Pancalli: «L'ho chiamato per esprimere la mia solidarietà, mi sembrava doveroso».

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