di PAOLO DANI FIRENZE — La testa alla Roma, alla Champions.
Con una buona dose di preoccupazione per i cugini laziali che ora insidiano il secondo posto. In mezzo a tutti questi pensieri, nella testa mediano di Spalletti c'è la nazionale e un ct da convincere. Per carità, De Rossi è un punto fermo dell'Italia di Donadoni, ma il posto da titolare dovrà sudarselo. «Dobbiamo difendere la grande vittoria dei mondiali. Con la Scozia sarà una partita delicata e ci serve una boccata d'aria per le qualificazioni all'Europeo». Intanto, per chi aspettava altra carne al fuoco sul tormentone Totti-Nazionale, eccola servita su un piatto d'argento. Il compagno più fedele del capitano giallorosso ne prende ancora le difese. «Per me Francesco è come un fratello. Sarà lui a decidere quando sarà il momento di rimettersi a disposizione della Nazionale. Poi - spiega De Rossi - spetterà a Donadoni decidere se convocarlo o meno. La situazione è più limpida di quanto sembra». Appunto. Ma le ultime parole del ct non sono state affatto concilianti. «Non voglio entrare nel merito - ha aggiunto il centrocampista giallorosso - perché se un giorno dovessi prendere io una decisione analoga non mi piacerebbe che gli altri ne parlassero. Qualcuno però vuole farne un caso». Già, è il destino di Totti in azzurro far discutere sempre. Quando sta a casa e quando è in campo. Sull'argomento è intervenuto anche Pancalli, ieri in visita nel ritiro di Coverciano: «L'accordo è stato trovato tra il ct e il giocatore. E in ogni federazione l'errore più grande quando i politici intervengono sui tecnici». De Rossi aspetta con fiducia il ritorno di Totti in nazionale a settembre. Nel frattempo, insieme a lui, cercherà di dare un senso - ovvero un trofeo - alla stagione della Roma e di preservare quel secondo posto che vale tanti soldi e le vacanze assicurate. «La pressione della Lazio la avvertiamo più di quanto non la sentissimo un mesetto fa. Un sorpasso da parte loro significherebbe tante cose, sarebbe un bel problema. Ma alla fine la squadra che è seconda in classifica rimaniamo sempre noi e ce lo meritiamo. Anche la Lazio sta facendo benissimo e noi non dobbiamo essere assolutamente tranquilli del secondo posto: fossi in loro avrei l'acquolina in bocca». De Rossi lo ripete da mesi: sarebbe più grave arrivare terzi che perdere lo scudetto. Ci aveva visto lungo, anche nel momento in cui tutti speravano di accorciare la distanza dall'Inter capolista. Ora l'obiettivo è un altro, comunque affascinante, e da raggiungere dosando le forze in considerazione della Champions League. Un trofeo che De Rossi vorrebbe regalare a Rosella Sensi per le nozze ormai prossime. «Sarebbe un regalo non solo per lei ma per tutti i romani. Siamo cresciuti e c'è davvero un bel progetto. Forse ultimamente abbiamo un pò mollato anche se la gara con il Lione era più importante ad esempio di quella di Ascoli. Però dobbiamo assolutamente acquisire la mentalità dell'Inter che non molla mai. Alla Roma stanno crescendo molti talenti e sono stati rilanciati giocatori come Tonetto. Poi sono stati azzeccati diversi acquisti e la società sta diventando un modello». Tra i prossimi obiettivi dei dirigenti c'è anche il rinnovo di De Rossi. «Io a Roma sto benissimo. La Fiorentina mi vuole? È un motivo d'orgoglio. Ma ripeto: sto bene in giallorosso». Dalla gomitata durante il Mondiale, ai presunti insulti razzisti ad Abidal in Roma-Lione. Così come per Totti, anche De Rossi sembra un predestinato a finire nel mirino della critica. «Fino ad ora nessuno mi ha mai chiesto la mia versione sulla vicenda Abidal. E allora non ne voglio più parlare perché è una faccenda che non mi è proprio piaciuta. Quello che è sicuro è che non sono razzista». Capito, Aulas?